Nella giornata del 10 ottobre, al Parlamento Europeo, si è tenuta l’audizione sulla legittimità dei contratti conclusi da Ursula Von Der Leyen ed il ceo di Pfizer, Albert Bourla, il quale però si è rifiutato di testimoniare dinanzi ai vertici Ue. L’oggetto dell’indagine sono stati proprio gli acquisti dei vaccini Covid-19 per una somma pari a ben 71 miliardi di euro, cifra che corrisponderebbe a 4 miliardi e mezzo di dosi, ovvero 10 per ciascun cittadino europeo.
Poche ore fa, specificatamente, si è discusso sulla legittimità della terza fornitura di sieri – pari a quasi due miliardi di dosi – che la presidente della Commissione Europea ha negoziato autonomamente con il numero uno di Pfizer. Alle richieste delle settimane scorse di pubblicare gli sms scambiati tra i due, Ursula non ha mai risposto. Ed è da lì che sono nati i primi sospetti su una possibile violazione delle procedure di trasparenza per i contratti Ue.
In sostituzione di Albert Bourla, ha presenziato Janine Small, presidente dei mercati internazionali di Pfizer, la quale, alla domanda dell’eurodeputato Ross se la casa farmaceutica avesse testato la capacità del vaccino di bloccare il contagio, ha risposto – ridendo – con un secco no: “Dovevamo muoverci alla velocità della scienza per capire cosa succedeva”.
🚨 BREAKING:
In COVID hearing, #Pfizer director admits: #vaccine was never tested on preventing transmission.
“Get vaccinated for others” was always a lie.
The only purpose of the #COVID passport: forcing people to get vaccinated.
The world needs to know. Share this video! ⤵️ pic.twitter.com/su1WqgB4dO
— Rob Roos MEP 🇳🇱 (@Rob_Roos) October 11, 2022
La confessione è rilevante almeno sotto due aspetti fondamentali. Da una parte, viene sbugiardata l’intera narrazione che colpevolizzava il non vaccinato circa l’aumento dei contagi; dall’altra, è fatta a pezzi l’utilità del green pass, mezzo applicato dal governo Draghi e presentato come “garanzia a ritrovarsi tra persone non contagiose”, come affermato dallo stesso premier lo scorso luglio.
La dimostrazione è lampante se guardiamo il bollettino Covid di ieri: 70mila contagi e 80 morti, nonostante la popolazione italiana sia vaccinata per oltre il 90 per cento del totale. A ciò, ricordiamo, si aggiunge un quasi 4 per cento di cittadini che, avendo contratto il virus, hanno sviluppato gli anticorpi anche senza la somministrazione del siero. Insomma, in una situazione di vera e propria immunità di gregge, il contagio continua a galoppare, così come il virus influenzale, indipendentemente dal fatto che ci si sia vaccinati oppure no.
Si badi bene. Chi scrive non contesta il ruolo decisivo che il siero ha avuto nella salvaguardia della vita, soprattutto per i soggetti fragili ed anziani. Nonostante tutto, non si può neanche ragionare in un’ottica di salute talebana, secondo cui il vaccino sarebbe il rimedio efficace sia contro la malattia, che contro il contagio, e per tutte le fasce della popolazione. Il dato, avvalorato anche dalle dichiarazioni dei vertici di Pfizer, è oggettivo: il green pass è stato uno strumento che ha discriminato, spaccato, frammentato i cittadini italiani, sul falso assunto della protezione dalla trasmissione virale.
A ciò, quindi, si deve aggiungere la smentita alla tesi di Roberto Burioni, il quale – vaccinato, ma contagiato – ha affermato di recente che “fino alla variante Delta, ci vaccinavamo anche per proteggere gli altri”. Frase che fa a pugni con l’intervento al Parlamento Europeo della presidente Small. Due anni di sviolinate delle nostre viro-star sono state abbattute da una dichiarazione di pochi secondi. L’ennesimo fallimento di chi si autoproclamava competente.
Matteo Milanesi, 12 ottobre 2022