Se c’è una sedia che scotta in Consiglio dei ministri, quella è sicuramente toccata a Gilberto Pichetto Fratin. L’esponente di Forza Italia, erede di Roberto Cingolani, si è trovato a dover gestire la difficile pratica dell’energia. “È un po’ come il vigile urbano in mezzo all’incrocio: arrivano da tutte le parti”. Forse col tempo ce ne siamo dimenticati, anche grazie ad un inverno più mite di quanto ci potessimo aspettare, ma solo quattro mesi fa l’Italia e l’Europa facevano i conti con un prezzo dell’energia spropositato a causa dei rincari sul gas. Colpa della guerra di Putin all’Ucraina, ovviamente. Ma anche degli attacchi al gasdotto Nord Stream. Della corsa a riempire gli stoccaggi da parte della Germania. E delle decisioni assunte dall’Ue: sanzioni a Mosca, riduzione di acquisti del metano russo, embargo al petrolio e – infine – price cap.
La vittoria sul price cap
È stato proprio il tetto al prezzo del gas il primo vero banco di prova per il ministro di Giorgia Meloni. L’esecutivo di centrodestra ha proseguito la strada tracciata da Mario Draghi e alla fine il price cap è andato in porto. Servirà? “Rivendico la vittoria dell’Italia a livello europeo – dice il ministro ospite de La Ripartenza di Nicola Porro – È stata una battaglia durissima, iniziata dal governo precedente e portata a termine da questo”. Per Fratin il price cap è una “bazooka”, un po’ come sospendere il titolo in borsa. “L’effetto è stato immediato – assicura – Abbiamo frenato il gioco speculativo allo scoperto, perché il gas a livello mondiale c’è”. Il tutto è certo una notizia positiva, considerato anche che nel frattempo gli stock sono pieni, le trivellazioni proseguono e “entro marzo il rigassificatore di piombino sarà pronto”. “Per questo – assicura il ministro – a famiglie e imprese diciamo che la bolletta calerà”.
Il nucleare
Ci sarebbe anche un altro modo, per ridurre i costi e garantire più sicurezza energetica: investire sul nucleare di ultima generazione. “Sono convinto che andremo avanti con l’elettrificazione, con l’idrogeno ma nel medio/lungo periodo il mondo, non solo l’Italia e l’Europa, deve trovare forme di energia aggiuntive e più avanzate – dice il ministro – Per la fusione ci vorranno molti anni, sulla fissione di quarta generazione, che non è parente di ciò che è stato votato nel referendum, dobbiamo ripensare e non è il tema del referendum che riguardava la prima e seconda generazione. Bisogna andare sullo specifico e prendere in seria considerazione il nucleare di quarta generazione che dà margini di sicurezza maggiore, che può essere il futuro del paese in attesa della fusione”.
La stoccata a Timmermans
Nel suo intervento, il ministro non manca di lanciare qualche stoccata al commissario europeo Timmermans, il più attivo a Bruxelles nel portare avanti l’agenda green di Ursula von der Leyen: “È uno molto convinto delle proprie idee che non sempre condivido”, dice Pichetto Fratin. Che poi tocca anche la questione della direttiva europea sulle case verdi, anche qui cercando di rassicurare gli italiani. La bozza di cui sta discutendo il parlamento europeo, assicura, è solo l’inizio di un percorso che il Consiglio europeo ha già modificato. “Resta ferma – aggiunge Fratin – l’opposizione dell’Italia alla proposta iniziale della Commissione Ue che attualmente si sta discutendo in Parlamento Europeo, ma che non tiene assolutamente conto delle modifiche concordate dal consiglio energia”.
Il caso benzinai
Sull’annunciato sciopero dei benzinai, previsto per due giorni, il ministro prova a stemperare la tensione. Pichetto Fratin rivendica la scelta di spostare i 12 miliardi per la riduzione delle accise su altre politiche sociali. “E stata fatta la valutazione che non ci sarebbe stata una esplosione dei prezzi. E infatti non c’è stata”.