Politica

Non mi sento in colpa per i migranti morti

Il Pd cerca di far emergere un senso di colpa collettivo per il giovane della Guinea suicidatosi nel Cpr di Ponte Galeria. Ma sbaglia

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Intervenendo sul 22enne originario della Guinea, morto suicida nel Centro per il rimpatrio di Ponte Galeria, Francesco Boccia, capogruppo del Partito democratico al Senato, pone la sua autorevole candidatura come presidente e fondatore di una futura Internazionale dell’accoglienza, dopo che i suoi antenati politici parteciparono per decenni ad un’altra e ben più sinistra Internazionale: quella comunista.

A tale scopo, intervenendo lunedì scorso ad Omnibus, in onda su La7, il consorte di Nunzia De Girolamo (quest’ultima passata da una cultura politica liberale a condurre un programma su Rai3 molto in sintonia con il marito: Avanti popolo) ha impartito ai telespettatori sintonizzati la sua esaltante lezioncina di buonismo un tanto al chilo: “Intanto – ha esordito Boccia – abbiamo sulla coscienza di tutti noi la vita di questo giovane migrante. Sentire quella parole – ha aggiunto, riferendosi alla lettera scritta dallo sventurato prima di morire – da un ragazzo, da una persona che si toglie la vita perché non vede futuro, avendo fatto un viaggio drammatico della speranza, dà il senso del fallimento collettivo.”

Ora, ancora una volta, come ad esempio accaduto sul caso della povera Giulia Cecchettin, emerge il tentativo da parte della sinistra italiana di far emergere una sorta di senso di colpa collettivo. Ciò con l’evidente scopo di trarne un vantaggio – evidentemente prendendo per idioti la maggioranza dei cittadini – sul piano del consenso. In particolare, questa idea di coinvolgere l’intera comunità in questioni e accadimenti piuttosto complessi, come per l’appunto la gestione e il controllo dell’immigrazione clandestina – è bene sempre giustapporre l’aggettivo al sostantivo -, personalmente la rigetto in toto e per almeno due ordini di motivi.

In primis, e mi ci metto anche io nel mucchio, in Italia non tutti hanno la fortuna di chi, come Boccia, sicuramente per meriti personali, vanta una solida carriera politica e/o professionale che gli consente di affrontare i problemi legati all’esistenza con una certa qual leggerezza. Ci sono, al contrario, milioni di persone nate e cresciute nel Belpaese che, al pari del povero ragazzo della Guinea, il futuro da qui a qualche mese fanno veramente una gran fatica ad immaginarselo.

Inoltre, al di là di qualsiasi altra considerazione, sono i soliti numeri dalla testa maledettamente dura che confutano in radice l’assunto del politico dem. Basti pensare che l’Italia, a fronte di una popolazione che non arriva a 60 milioni di abitanti – di cui oltre 5 milioni di immigrati regolari -, con una superficie che è circa la centesima parte di quella del continente africano, secondo il nostro, per lavarsi la coscienza, dovrebbe serenamente subire la pressione migratoria di un continente di circa 1 miliardo e 400 milioni di anime.

Ebbene, carissimo Boccia, io credo che di fronte a questo impietoso raffronto, oltre a tutta una serie di considerazioni logiche che il lettore può aggiungere, io non mi sento affatto responsabile di ciò che capita a chi si prende il rischio di salire su barcone per giungere in Italia, sognando l’America.

Claudio Romiti, 5 febbraio 2024