A leggere il resoconto di Repubblica sembra quasi che Riccardo Magi, parlamentare di +Europa, sia stato massacrato di botte dagli agenti della sicurezza albanesi. Nel primo paragrafo sono stati utilizzati termini del tipo: aggredito, strattonato, maltrattato, camicia sporca di sangue. In pratica un pestaggio a tutti gli effetti. Poi uno va a vedere il video (guardate qui sotto) e nota che in realtà si è trattato banalmente di un intervento di sicurezza come ne avremmo visti in tutte le città del mondo.
Riassumiamo. Giorgia Meloni era al porto di Schengjin per inaugurare il centro di identificazione in terra albanese che sarà operativo “dal primo agosto”, con due mesi di ritardo rispetto alle previsioni a causa di alcuni inconvenienti sui terreni dell’altro cento di accoglienza per i migranti in costruzione a Gjader e dove i richiedenti asilo verranno trasferiti ed ospitati per 28 giorni. Il premier fa il suo discorso, ricorda che verranno accolti fino a 3mila immigrati, che “se calcoliamo le minori spese per l’accoglienza in Italia e l’effetto deterrenza noi stimiamo un risparmio per le casse dello Stato di 136 milioni di euro”. Al suo fianco Edi Rama, premier albanese, socialista, eppure diventato da qualche giorno l’obiettivo preferito dell’accoppiata Fatto e Report con alcune inchieste su presunti (e smentiti) affari della criminalità sui territori interessati dall’accordo con l’Italia.
Finito l’incontro, Meloni sale sull’auto che deve portarla via. Al porto è arrivato nel frattempo anche Magi con un cartello su cui ha vergato lo slogan “no all’hotspot elettorale di Giorgia Meloni“. Tutto legittimo, sia chiaro. Contestare è il sale della democrazia. Il problema è che Magi non s’è limitato a esporre le sue idee, magari intonando un coro. No. Si è piazzato fisicamente di fronte al corteo presidenziale, cercando di fermare le auto su cui viaggiavano le autorità. A qualsiasi latitudine, un contestatore che si avvicini così tanto ad un presidente straniero in visita verrebbe subito fermato. Per sicurezza: pensate a cosa è successo a Robert Fico, in Slovacchia, che durante un evento elettorale è stato avvicinato da uno sconosciuto armato di pistola e quasi non ci rimetteva le penne.
Guardate il video con calma. Prima che le auto delle autorità si avvicinassero, un agente albanese invita Magi a spostarsi a lato della strada. Lo fa con garbo, senza alzare i toni. Magi però se ne infischia delle indicazioni e ritorna al centro della strada. A quel punto il poliziotto non può far altro che bloccarlo, sempre per i motivi di sicurezza di cui sopra. Addirittura gli agenti, per non toccarlo, formano come un cordone intorno a lui senza sfiorarlo. Magi però insiste. Vuole piazzarsi in mezzo alla via, proprio come gli studenti pro-Pal che tentano di sfondare il cordone di polizia che vorrebbe impedire di andare lì dove è precluso loro. Da lì nasce la presunta “colluttazione”, che altro non è stato se non una sceneggiata al suon di “non mi tocchi”, “giù le mani”, “che state facendo”. Se vogliamo dirla tutta, è più Magi a strattonare gli agenti della sicurezza che non viceversa.
Ci sono poi alcuni dettagli che occorre considerare. Primo: si sente l’autore del video affermare che Magi “è un parlamentare italiano, non lo potete toccare”. Dove sta scritto? Mica è una divinità. E quello era territorio albanese, non italiano. Dunque che Magi sia onorevole, poco importa. Secondo: più volte sia Magi che chi gli stava al fianco ha ripetuto alla sicurezza di essere un parlamentare, ma non sta scritto da nessuna parte che un agente albanese della conoscere il volto di tutti i 600 parlamentari italiani e di quelli degli altri 192 Paesi del mondo. Perché credergli sulla parola? Terzo: l’esponente di +Europa potrebbe provare ad andare a Washington e provare a bloccare il corteo presidenziale di Biden insieme a Giorgia Meloni e vedere se la sicurezza americana lo lascerebbe fare come vuole…
Franco Lodige, 5 giugno 2024
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