La Narrazione va oltre se stessa, si strangola, uccide gli uomini e ride. Si chiama ideologia ed è la Fenice più terribile, gli uomini ne sono vittime, a miliardi, ma non sanno farne a meno perché ideologia è potere e il potere non si sazia mai, mai. La Narrazione va oltre le sue colonne d’Ercole, del pazzesco, del grottesco, impone – in Inghilterra, ma che ci vuole ad importare la follia? – un vocabolario, una agenda, l’ennesima, per impedire, per obbligare, per stravolgere. Adesso si va oltre il tempo, prima del tempo, si retrocede ai nascituri, ai feti, alle puerpere, alle gravidanze da strangolare col linguaggio del politicamente inclusivo che è la cosa più escludente mai immaginata, discrimina, impedisce, uccide, a cominciare dalla realtà.
“Non osare dire donna” racconta il Daily Mail, e, per estensione, non osare dire madre: “genitore gestazionale”, questa la formula corretta, che non vuol dire un cazzo e per questo è assai corretta. E giù un tripudio di raccomandazioni “non vincolanti” per carità, ma alla maniera dell’Unione Europea, cioè obbligatorie, pena la gogna, la perdita del posto, la cacciata dal consorzio civile. L’inclusione si regge sempre sulla dittatura. Persona incinta, membro del team di supporto (questo si riferisce al presunto padre, ma è locuzione che già si smentisce nelle labbra, scomodando il membro per un essere maschile): ecco le parole, le formule più inclusive Da Regno Unito, Australia, Stati Uniti.
Ma il dulcis in fundo, è quello latteo: no, basta latte materno, dalle tette della mamma, si parli di “latte umano del genitore allattante”. Il latte sarà anche umano, ma chi lo ha deciso è peggio di un mostro, è uno zombie. Tanto più che, in modo alquanto grottesco, si spiega in un boxino nello stesso articolo come ricavare il latte umano, della persona eccetera, quando non è materno: basta sottoporsi a una terapia, devastante, di ormoni, di farmaci serenamente cancerogeni, e voilà il latte velenoso da somministrare alla “persona nascente”.
La Narrazione non guarda in faccia la logica né la realtà e procede a passo di bisonte in manicomio: la ginecologia come “scienza adatta a decolonizzare la giustizia di genere attraverso un linguaggio inclusivo”. Ai distratti, ai semplici vien voglia di ridere, a chi sa vedere un po’ più in là corre sulla schiena un brivido totalitario, di alienazione spietatissima: le parole nuove, insensate, vampiri senza corpo per distruggere la vita.
Ed è così: si arriva al climax con la storia di Sam, un “trans maschio”, che perde il figlio in grembo per un incidente col cordone ombelicale non riscontrato in tempo: la causa, secondo le vestali della nuova religione dispostica? Avere considerato Sam ancora una donna e non ancora un uomo, che tuttavia “può generare”, non avergli attaccato sopra la targhetta lessicale “corretta”, ciò che avrebbe generato confusione diagnostica. No, infami miserabili vergognosi: è il contrario, siete voi, con i vostri casini linguistici, con le vostre ipocrisie classificatorie, con le vostre confusioni diaboliche, siete voi a non saper più distinguere una femmina da un maschio, a non saper più decidere, a non volere accettare che, per quanto ci si trucchi o si raschi o si applichi appendici artificiali, il sesso resta quello e un uomo, dannazione, un uomo non può restare incinto e non può partorire. E siccome vi rifiutate di accettarlo, non volete vedere una donna incinta, una madre, e tutto finisce in rovina e in dramma.
Non sapete più fare il vostro mestiere – nessuno ormai è più un grado, pretendete di far partorire un maschio, rifiutate di far generare la vita da una donna e questi sono i risultati. Demoniaci, folli risultati. Mascalzoni. Voi con le vostre agende e le vostre indicazioni “non vincolanti”. I fanatici, gli ortodossi, i fondamentalisti di tutte le religioni saranno anche tipi da prendere con le dovute misure, sarà anche gente con la quale è impossibile ragionare ma, a questo punto, come negare, obiettivamente, che sia in corso un disegno disumano, antiumano per passare da pandemia a pandemonio, per negare ogni presupposto della vita così come ci ha finora accompagnato?
Le parole, nuove, inclusive, servono a questo: odiare la vita, odiare gli umani. Servono a trovare mille modi per sterminarli: farmaceutici, sociali, scientifici, e tutto parte, come sempre, dalle parole, da quello che significano, da quello che negano o impediscono. Dalle menzogne. Tutto è rovesciato, tutto vuol dire il contrario di ciò che è, come nel mondo dei diavoli. Un provocatore putiniano così ammonisce la giornalista ficcanaso Stefania Battistini: “Poi non lamentarti se ti tocca il polonio”. È uno del giro Santoro, dalla notorietà limitata tra gli esaltati ipocriti in odor di pacifismo che si indignano se qualcuno gli ricorda i metodi spicci dello Zar. “Ah, solo propaganda occidentale”. Salvo esaltare quegli stessi metodi all’occorrenza. Così per tutto, dai vaccini che salvano l’umanità fino a che la nostra lottizzata Aifa non ammette che erano alla meglio acqua fresca, alla peggio acqua avvelenata, alle Olimpiadi dove ancora una volta è vietato distinguere il sesso degli atleti e dei fiumi.
Tutto è lasco, fetido, lurido, tutto è debosciato e compiaciuto della sua vergogna, come in una visione dantesca di Salvador Dalì. Tutto va distrutto senza ricostruire. Ascoltate la Passione secondo Matteo di Bach, la Lacrimosa di Mozart: vi diranno che è roba indecente, non inclusiva, vi impediranno di sentirla ancora. Presto, vedrete, presto.
Max Del Papa, 19 agosto 2024
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