“Non può gridare alla gogna”. Suor Monia affonda Chiara Ferragni

La religiosa ospite di Quarta Repubblica in un minuto mette in fila tutti gli errori della influencer: “Qui sta crollando il ‘modello Ferragnez’, per fortuna. Il loro era moralismo esasperato”

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Sul caso Chiara Ferragni, indagata dalla procura di Milano con l’accusa di truffa aggravata, per Suor Anna Monia Alfieri “dobbiamo tenere distinti i piani”.

Da un lato ci sono “le aziende Ferragni”: su questo “la magistratura farà il suo corso e noi siamo garantisti fino all’ultimo“. Il secondo piano invece riguarda l’impatto di questa storia sulla società in generale e qui commenti si possono fare eccome. “Sta crollando, per fortuna, il modello Ferragnez – spiega a Quarta Repubblica la religiosa delle Marcelline – Ho conosciuto i coniugi Ferragni e Fedez in occasione della consegna dell’Ambrogino d’oro. Ebbi chiaro che eravamo di fronte ad un modello che si era proposto come opinion leader, fondato su un moralismo esasperato che li portava a essere giudici non dei fatti ma delle persone”. I Ferragnez emettevano “giudizi senza sconti e senza rispetto verso ogni singolo politico, verso la Chiesa e verso personaggi della società civile”. E questo modo di fare “che loro stessi hanno generato” adesso “gli si sta ritorcendo contro”. Per questo “è sbagliato e superfluo gridare alla gogna mediatica e all’invidia sociale”.

La terza considerazione di Suor Monia è la seguente: “Noi parliamo di due opinion leader che riescono a influenzare le persone visto il loro tanto seguito: quando sei un personaggio pubblico le tue parole pesano moltissimo, proprio perché ti proponi come modello di vita”. E allora se tocchi la beneficenza, non puoi sbagliare. Perché “questo è un tema delicato e serio: significa dare del proprio a chi è meno fortunato perché ti senti cittadino parte di una comunità a cui vuoi dare il tuo contributo”. Dunque la carità “deve essere coperta da un certo riserbo e va tenuto distinto il piano commerciale da quello della beneficenza”. Se invece “decidi di raccontarla” per “innescare un circolo virtuoso”, sarebbe meglio non ostentarla “con paternalismo e perbenismo”. E soprattutto bisogna “essere trasparenti” e “immacolate”.

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