Non sapeva del processo, di lui nessuna traccia. E quindi la condanna a otto anni per terrorismo internazionale è da annullare: la legge Cartabia parla chiaro. Quantomeno curioso il caso del foreign fighter Monsef El Mkhayar, il classico caso di jihadista pentito. Partito dalla Lombardia alla volta della Siria nel 2015, è sparito nel nulla nel 2019, quando rilasciò alcune interviste dal carcere dopo la caduta dello Stato islamico dichiarandosi pentito e disponibile a collaborare con le autorità italiane.
Il procedimento nei suoi confronti è andato avanti, ma tutte le ricerche si sono rivelate infruttuose. Nel 2017 lo jihadista pentito è stato condannato in primo grado a otto anni di reclusione, ma la sentenza è stata dichiarata nulla dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano, che ha accolto le richieste del suo legale, l’avvocato Gianpaolo Di Pietto. Il processo torna dunque davanti al gip anche per effetto delle novità introdotte dalla riforma Cartabia nei casi di processi in assenza dell’imputato che, in questo caso, potrebbe essere morto o ancora detenuto in Siria.
“Tecnicamente la sentenza di primo grado è stata dichiarata nulla, con una sorta di applicazione retroattiva della Cartabia, per difetto di notifica”, ha spiegato l’avvocato Di Pietto, come riportato dal Giorno: “Io sono stato nominato d’ufficio e in questi anni non ho mai avuto contatti diretti con lui che, essendo in Siria, non ha mai ricevuto gli atti e quindi non poteva essere a conoscenza delle contestazioni a suo carico. Questo rende illegittima anche la dichiarazione sulla sua latitanza. La Procura generale non si è opposta, ora attendiamo di leggere le motivazioni dei giudici”.
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Se lo jihadista verrà individuato, si ripartirà dalle indagini preliminari e potrà essere celebrato un nuovo processo. In alternativa, il caso resterà congelato. Una cosa è certa, il foreign fighter non sapeva niente del processo e, alla luce delle leggi vigenti, è stato giusto ripartire da zero. “Il tempo trascorso e gli approfondimenti (tentati) hanno dato certezza della totale inconsapevolezza dell’imputato”, la sottolineatura della presidente della Corte d’appello meneghina Ivana Caputo e della relatrice Franca Anelli riportata dal Corriere. Seguiranno aggiornamenti.
Massimo Balsamo, 2 aprile 2024
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