Liliana Segre è una signora meravigliosa. Molto più intelligente di tutti quelli che vorrebbero tirarla per la giacchetta facendola portatrice di simbolismi convenienti. In uno dei molti colloqui per celebrare la Giornata della Memoria, Ella ha proferito una verità che solo la disperata saggezza di chi ha visto il fondo dell’Inferno può aver ispirato: “Quando io e gli altri sopravvissuti non ci saremo più, la memoria morirà con noi”. Probabilmente così sarà.
Un cupo pensiero che si fa realtà, soprattutto osservando la tragica mancanza di memoria che affligge il mondo oggi, in particolare quello della “cultura”.
Lo stesso giorno, nella stessa città in cui le veniva conferita una laurea ad honoris causa (l’ennesima) si spargeva il baccano dei cortei pro-Palestina. Le solite frasi, i soliti slogan triti conditi con gli inascoltabili berci tipo: “Israele stato imperialista; Israele stato nazista; Intifada! Intifada!”. A pronunciare queste sconcezze erano, e sono spesso, per lo più studenti. Universitari, a volte anche liceali.
Da qui la domanda inattuale: se le università, anziché elargire in continuazione lauree ad honoris causa (iniziativa splendida sia chiaro) modellassero un po’ meglio i loro piani di studio e insegnassero un po’ di storia agli studenti che le frequentano, non sarebbe un miglior servizio reso alla Memoria?
Se nei licei gli insegnanti facessero studiare la storia dello stato d’Israele, che per inciso nessuno di quelli che frequentano i cortei conosce altrimenti se ne guarderebbe bene dal parteciparvi, in aggiunta alla tragedia dell’Olocausto, non si farebbe cosa più gradita ai testimoni viventi dell’orrore?
Intendiamoci, ben vengano le lauree e le celebrazioni di ogni tipo, tuttavia, agli occhi di un inattuale, sembrano come dei modi per lavarsi la coscienza, mentre nelle aule universitarie prolifera l’antisemitismo senza che nessuno vi ponga un freno ideologico. La memoria si onora con la cultura. Solo lo studio può aiutare a capire e quando si capisce, difficilmente si dimentica.
Nelle parole dei sopravvissuti che ascoltiamo più spesso (Sami Modiano, Liliana Segre, Edith Bruck) aleggia lo stesso senso di disperazione; la paura di aver parlato invano. Di essere sopravvissuti per rivedere quegli stessi orrori che hanno funestato la loro vita. Gli orrori del 7 ottobre, ancora negati e sminuiti da molti.
Probabilmente nessuno degli studenti bercianti nei cortei pro-Palestina sa chi era Amin al-Husseini, gran muftì di Gerusalemme e guida dei palestinesi alleati di Hitler, nonché uno dei teorici della soluzione finale. Nessuno sa che esisteva una divisione delle SS in cui combattevano anche uomini palestinesi.
E questi che non sanno sono gli stessi che si proclamano antifascisti.
Compito delle università e delle scuole dovrebbe essere illuminare questa orrenda ignoranza invece di organizzare solo i tetri “tour” dei campi di concentramento. Siamo sicuri che la signora Segre, così come gli altri laureati eccellenti, apprezzerebbero maggiormente non vedere più tutta questa ignoranza storica nei giovani. Per cui, magnifici Rettori, qualche laurea ad honoris di meno e qualche corso in più di storia!
Il fanatismo e gli orrori che ne derivano proliferano, molto spesso, nell’ignoranza.
Francesco Teodori, 29 gennaio 2024
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