Una proposta di legge depositata al Senato da Lavinia Menunni, di Fratelli d’Italia, se approvata impedirebbe ai presidi delle scuole di vietare la realizzazione del presepe nei plessi scolastici: se genitori, studenti o componenti di organi scolastici volessero mettere il bambinello in aula, nessuno potrebbe opporsi. Neppure il preside mediante circolare. L’obiettivo di FdI è quello di evitare che il Natale si trasformi in una anonima “festa d’Inverno” per rispetto dei bambini non cristiani, in quello che Menunni considera “un attentato ai valori e alla tradizione più profonda del nostro popolo”. Il capo dei presidi, Antonello Giannelli, sostiene che occorra di certo “tener presente la tradizione del Paese”, ma ritiene che “imporla per legge” sia “fuori luogo”. La Cgil Scuola, per bocca di Gianna Fracassi, rivendica invece la laicità della scuola e dell’Italia, parlando di una operazione che “interferisce con l’autonomia degli istituti”. Per ora non c’è nulla di ufficiale e il ministro Valditara si è limitato a commentare che “noi al ministero il presepe lo abbiamo già fatto”.
Dunque, cosa dire? La riflessione migliore sul caso, forse, l’ha affidata ai social Vittorio Macioce, giornalista ed editorialista del Giornale. “Non chiamerò mai il Natale ‘festa d’inverno’, il solo pensarlo mi fa venire i brividi, perché al di là di credere in un Dio che si è fatto uomo il Natale è un cardine della civiltà occidentale – scrive su Facebook – È la nostra sacralità, perfino quando arriva come spot pubblicitario. Il mio Natale è guardare con mio padre le commedie di Eduardo, la ‘stoppa’ con gli amici, il cenone di mia madre, i regali che duravano una settimana e i torroni di pasta reale. L’idea, però, di fare una legge per tutelare il Natale nelle scuole mi piace davvero poco. Non è con le leggi ad hoc che si fa vivere una cultura. Se serve una legge allora sei già oltre il tramonto di una civiltà. Sei già perduto. Paolo di Tarso scriveva lettere al mondo per raccontare, e interpretare, le parole di Cristo. Forse bisogna ricominciare da lì: lettera ai romani”. Più chiaro di così…
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