Non vuole inquinare, l’azienda lo licenzia: che goduria

Gianluca Grimalda sarebbe dovuto tornare in Europa ma non voleva prendere l’aereo. Il Kiel Institut fuer Weltwirtschaft lo silura

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Gianluca Grimalda

E forse magari anche basta con gli esaltati che credono d’essere ancora negli anni ‘70 quando si andava a cercar se stessi in India come Franz Di Cioccio in “Vado a vivere da solo”: “Uau, le nuvole: quelle sì che sono crude, le nuvole”. E questa è la storia di uno di loro, anche lui nato non per caso in Italia, il Gianluca Grimalda, ricercatore, climatologo, e ho detto tutto, andato a finire in Papua Nuova Guinea da dove pretendeva di tornare quando gli pareva, anche tra due mesi, e come gli pareva, in aereo no che inquina, o il cargo o niente. Il cargo, notoriamente, non va a diecimila litri di nafta a miglio marino ma a Pateravegloria. Siccome il climatologo, della valente schiatta di quelli con farfallino o perline o bastone della medicina, è sì nato in Italia ma impiegato in Germania, ha clamorosamente cannato i suoi calcoli ritrovandosi segato all’istante: preko, tu resta in Papua fin ke tu fuole, aufwiedersen.

Si sa, la Germania verde e climatica è quel Paese che predica bene ma razzola come le pare, ovvero “tu fa kome ke io tice non kome ke io fa”. Bel tipo, il Grimalda: adesso, con l’ovvia Repubblica, che lo celebra da martire, si dice “scioccato”: e che pretendeva? Caro climatista, hai sbagliato landa, mezzo e lista, se pretendevi di dettare tu l’agenda a chi ti dà da lavorare, tu chiamalo se vuoi padronato, meglio se con strampalataggini di stampo esoterico o impuntature da anziano caprioccoso, dovevi restare qui. “Eh, io mi ero illuso…”. Bravo, adesso hai chiuso. Inguaribile, mantiene qualche refolo di italianità burocratica, “farò ricorso, ma non mi faccio illusioni”. Infatti, non fartele: in Germania se ne fottono di corsi e ricorsi illogici, presa una decisione, quella è. Del resto, che stavi a ricercà? Debbono esserselo chiesto anche i crucchi.

Sarà per questo, forse, che questo popolo tetragono, ottuso, prepotente, detta legge in Europa mentre noialtri col nostro bizantinismo levantino ce la pigliamo in quel posto. Solo nel Paese dei limoni, dei furbetti e dei cialtoni uno può dare per fondato il suo rifiuto unilaterale di recarsi al lavoro con la scusa di non voler prendere l’aereo per difendere il pianeta preferendo una nave che ci mette due mesi. E non c’è dubbio che, fosse successo qua, si sarebbero subito rotolati in terra piddini, Arci, Anpi, grilletti, magistrate tana libera tutti, Corte Costituzionale, Presidenti, segretarie vaneggianti, armocromiste, televisioni, cazzi & mazzi, ciascuno con la sua overdose di demenza infusa, ma più che altro fusa.

Forse magari anche basta coi ricercatori sui 47 anni che non si sa cosa ricercano, che hanno del clima e delle politiche ambientali un’idea che avrebbero compatito pure i fricchettoni sul Monte Verità. Forse magari davvero il mondo non aspetta più, ne ha piene le scatole di pazientare, di sprecar tempo e risorse, di prendere sul serio visionari, mattoidi, lunatici, divanati, redditieri di cittadinanza, attivisti, terroristi, gente che si incolla all’asfalto, che caga nelle fontane, che boccheggia davanti ad anziani ministri, che dà di matto in favor di telecamera. Forse per davvero questa miserabile pagliacciata è al capolinea e non è più il caso di prestar fede a rincoglioniti che per salvare il pianeta lo vogliono sterminare, alle disagiate viziate che vedono la CO2 sui palazzi, agli alternativi alla logica e alla scienza che distinguono tra il kerosene dell’aeroplano e quello della nave, che pretendono tutto subito e “come osate maledetti ridatemi il futuro”, che mitragliano l’infinito bla bla bla che fa perdere una barca di trilioni l’anno, somme colossali che se usate per la ricerca, lo sviluppo, la tecnica, potrebbero praticamente azzerare le sacche di povertà tuttora ostinate e risolvere il 90% dei guai legati al clima.

Con l’evanescenza dei santoni, degli svalvoloni, dei freak si fanno solo casini. Basta. Basta. Basta. Quest’altro Grimalda intanto pensa al futuro. Il suo: “Ho capito che quando ho fatto uno sciopero della fame di tre giorni ho ottenuto molto più effetto che con l’occupazione dell’aeroporto. Insomma, i blocchi stradali, come quelli di Ultima generazione, io non li farò mai. Però con il mio licenziamento penso che sia cresciuta la mia credibilità personale. E questo è importante, per il mio futuro da attivista” . Tradotto: io il pagliaccio l’ho fatto, adesso tocca a voi accorgervi di me. Sì, ma prima devi tornartene in Italia dove quelli come te fanno sicura fortuna: o ti costruiscono la leadership, come diceva Zoro di Sumahoro, e poi ti imbarca il PD-Verdi, o ti riscattano, ti fanno fare un libro e te lo presentano al Tg1, a patto che tifi per Hamas, o, alla peggio, ti spediscono al Grande Fratello: tanto è uguale, no? Basta che ci sia posto… Bravo Gianluca, il Grimaldello l’hai escogitato, resta in attesa, ti faranno sapere. Il climatologo. Che fa rima con virologo. Ecco, è per questa gente, per tutta questa folla circense che ci siamo rovinando, fuori e dentro di noi. Però magari forse anche basta, avete rotto le scatole, andate a ricercare sulla luna, e non tornate né col razzo né con la cometa. Siete troppi, abbiamo già dato, non ne possiamo più, non vi vogliamo più.

Max Del Papa, 14 ottobre 2023

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