L’articolo che Seymour Hersh, premio Pulitzer e un ben noto giornalista investigativo americano specializzato in affari militari e servizi segreti, ha pubblicato sul canale substack è una bomba. Un pezzo ampiamente documentato che se non venisse smentito dovrebbe far capire molte cose. Stando alla ricostruzione del giornalista sono i sommozzatori della Marina americana, operando sotto la copertura di un’esercitazione Nato, nota come Baltops 22 ad aver piazzato – prima che iniziasse l’operazione militare speciale dei russi in Ucraina – gli esplosivi a distanza che hanno distrutto tre dei quattro gasdotti Nord Stream.
Insomma, la decisione di sabotare gli oleodotti sarebbe americana e pianificata da tempo, mirava a indebolire il rapporto commerciale tra Russia e Germania e più in generale tra la Russia e l’Europa. Il 7 febbraio, meno di tre settimane prima dell’apparentemente inevitabile invasione russa dell’Ucraina, Biden ha incontrato nel suo ufficio della Casa Bianca il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che, dopo qualche esitazione, era ormai saldamente nella squadra americana. Alla conferenza stampa che seguì, Biden disse con aria di sfida: “If Russia invades… there will be no longer a Nord Stream 2. We will bring an end to it” “Se la Russia invade… non ci sarà più un Nord Stream 2. Porremo fine a tutto ciò.”
Venti giorni prima, il sottosegretario Nuland aveva consegnato essenzialmente lo stesso messaggio a un briefing del Dipartimento di Stato, con poca copertura da parte della stampa. “Se la Russia invade l’Ucraina, in un modo o nell’altro Nord Stream 2 non andrà avanti.” Subito dopo il bombardamento dell’oleodotto, i media americani lo hanno considerato come un mistero irrisolto. La Russia è stata ripetutamente citata come probabile colpevole ma senza mai stabilire un motivo chiaro per un simile atto di autosabotaggio. Pochi mesi dopo, quando è emerso che le autorità russe stavano silenziosamente cercando di riparare gli oleodotti, il New York Times ha riferito la notizia delle “teorie complottiste su chi fosse dietro l’attacco”. Nessun grande quotidiano americano ha approfondito le precedenti minacce agli oleodotti fatte da Biden e dal sottosegretario di Stato Nuland.
Sebbene non sia mai stato chiaro il motivo per cui la Russia avrebbe cercato di distruggere il proprio redditizio oleodotto, una motivazione più eloquente per l’azione del presidente è venuta dal Segretario di Stato Blinken. Interrogato in una conferenza stampa lo scorso settembre sulle conseguenze del peggioramento della crisi energetica nell’Europa occidentale, Blinken disse: “È una straordinaria opportunità per rimuovere una volta per tutte la dipendenza dall’energia russa e quindi togliere a Vladimir Putin l’uso dell’energia come arma come mezzo per portare avanti i suoi piani imperiali. Questo è molto significativo e offre enormi opportunità strategiche per gli anni a venire, ma nel frattempo siamo determinati a fare tutto il possibile per assicurarci che le conseguenze di tutto ciò non siano a carico dei cittadini dei nostri paesi o, del resto, Intorno al mondo.”
Più di recente, Victoria Nuland ha espresso soddisfazione per la chiusura del più recente degli oleodotti. Testimoniando a un’udienza della commissione per le relazioni estere del Senato alla fine di gennaio, ha detto al senatore Ted Cruz: “Come te, lo sono, e penso che l’amministrazione sia molto gratificata di sapere che Nord Stream 2 è ora, come ti piace dire, un pezzo di metallo in fondo al mare”. Ok, potrebbe essere tutto inventato, però nessuno sinora ha smentito Seymour Hersh.
Paolo Becchi e Nicola Trevisan, 9 febbraio 2023