Esteri

La guerra in Ucraina

Nord Stream, perquisito un misterioso yacht: chi c’è dietro la bomba

Sarebbero sei filo-ucraini a bordo di uno yatch ad aver fatto saltare i gasdotti Nord Stream. Sospetti su un neonazista russo

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Dopo le rivelazioni del New York Times sulle esplosioni dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 dello scorso settembre, in mattinata è stato il quotidiano tedesco Die Zeit ad offrire una nuova chiave di lettura al sabotaggio. Come già riportato su questo sito, protagonisti dell’attacco non sarebbero né i russi, né l’intelligence americana e inglese (come alcuni intellettuali, il premio Pulitzer Hersh, avevano cercato di spiegare). Al contrario, sarebbe opera di gruppi pro-Kiev, forse anche oppositori russi al regime di Putin, per aumentare le tensioni tra l’Europa e la Federazione.

Nella sua analisi, Die Zeit spiega che gli inquirenti tedeschi sarebbero ora interessati ad un misterioso yatch, con a bordo sei persone, che avrebbero piazzato gli ordigni nel Mar Baltico. La procura tedesca ha affermato di “avere perquisito una nave dal 18 al 20 gennaio 2023”, pensando possa essere stata “usata per trasportare ordigni esplosivi”. Il mezzo sarebbe stato noleggiato in Polonia da ucraini e sarebbe arrivato direttamente dalla città tedesca di Rostock. Fin da subito, l’attenzione si è concentrata sul Volunteer Corp, il gruppo guidato da un neonazista russo, Denis Kasputin, già vissuto per un certo periodo in Germania per poi essersi unito alla guerra in Ucraina a fianco della resistenza.

Per approfondire:

Kasputin ha rivendicato numerosi sabotaggi nel corso di questi mesi, tra cui spicca l’incursione nel territorio russo di Bryansk, oltre alla vicenda Malofeev, alto dirigente di una tv vicina al Cremlino, soggetto ad un fallito attentato dinamitardo con un ordigno magnetico posizionato sotto la sua auto. Al di là della matrice filo-Ucraina, comunque, il governo di Kiev sarebbe totalmente estraneo alla vicenda. Innocenza già ribadita nel corso della mattinata di oggi dal ministro della Difesa ucraino, Oleksiï Reznikov: “Noi non c’entriamo nulla: sarebbe un bel complimento per i nostri servizi speciali, ma quando si concluderanno le indagini sui sabotaggi al gasdotto si vedrà che l’Ucraina non ha nulla a che fare con tutto ciò”.

Il tutto, però, secondo le indiscrezioni giunte da Berlino, avrebbe un unico filo conduttore, che implicherebbe la stessa responsabilità anche per l’omicidio della figlia del predicatore nazionalista russo Dugin, per il sabotaggio compiuto in Crimea sul ponte di Kerch, ed infine per il mistero dell’attacco di droni ad un aereo radar in Bielorussia. Tutto, appunto, avrebbe dietro un unico protagonista, svincolato dall’aiuto di qualsiasi istituzione governativa.

Per approfondire:

Una posizione che ovviamente non convince il lato russo, che nelle parole del portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha ribadito la propria versione, ovvero un sabotaggio compiuto dalle forze speciali anglosassoni. “La notizia che un gruppo filo-ucraino avrebbe agito senza che le autorità di Kiev ne fossero a conoscenza vuole solo distogliere l’attenzione. È una campagna di disinformazione” – ha detto il portavoce russo, che conclude: “Ovviamente, gli autori dell’attacco vogliono sviare l’attenzione. È evidente che si tratta di un’operazione coordinata per riempire i media”.

Matteo Milanesi, 8 marzo 2023