Se ne parlava ormai da mesi e pochi giorni fa è arrivata la conferma definitiva: Vladimir Putin ha dispiegato armi nucleari tattiche in Bielorussia, alle porte del continente europeo. Una chiara mossa di deterrenza da parte di Mosca, che va a rafforzare il proprio arsenale atomico, già ben predisposto nella regione del Kaliningrad, l’unico sbocco territoriale della Federazione nel Baltico e che taglia a metà il Vecchio Continente ed Estonia, Lettonia e Lituania.
“Nucleare? Minaccia reale”
Ora, le preoccupazioni occidentali provengono direttamente da Joe Biden, il quale poche ore fa ha dichiarato che la minaccia all’utilizzo delle armi atomiche da parte di Putin è “reale”. Un fulmine a ciel sereno, che rischierebbe – in caso di effettivo utilizzo – di coinvolgere direttamente il continente europeo e, contestualmente, la Nato nel conflitto. Secondo il presidente degli Stati Uniti, quindi, il Cremlino sarebbe pronto ad utilizzarle, ma solo nell’ipotesi in cui la guerra dovesse volgere a favore della resistenza ucraina con la controffensiva appena iniziata.
Eppure, le dichiarazioni dell’inquilino della Casa Bianca sembrano discostarsi rispetto all’avanzamento di pochi giorni fa della Federazione, la quale ha ribadito la volontà di sedere al tavolo e valutare alcune delle proposte di pace, presentate in questi mesi, e condividerle con l’Occidente e l’Ucraina. Inutile dire come le condizioni non possano soddisfare Kiev, visto che la precondizione per un negoziato – come più volte ribadito da Zelensky – è la liberazione di tutto il territorio sovrano ucraino, Crimea e Donbass compresi.
Quanto è probabile l’uso del nucleare
Proprio in queste ultime ore, quasi 20 bersagli aerei sono stati rilevati e distrutti nello spazio aereo intorno a Kiev. Lo ha comunicato in mattinata l’amministrazione militare della capitale ucraina, affermando inoltre che il proprio esercito sta avanzando verso sud, costringendo l’invasore russo a difendersi nel Donbass, dove Mosca ha concentrato le sue forze.
Per approfondire:
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Ed è proprio da qui che si potrà valutare, nelle stanze del Cremlino, un uso potenziale delle armi nucleari posizionate in Bielorussia, che comunque risultano essere “solo” tattiche e non strategiche, proprio in un’ottica di prevenzione circa un possibile intervento militare americano contro la Russia. La differenza tra i due tipi di armi è rilevante, visto che le prime sono utilizzate solo per colpire obiettivi mirati e specifici, mentre gli effetti delle seconde sarebbero pari a centinaia di chilotoni.
Nel frattempo, è la stesso Pentagono ad aver affermato che i russi avrebbero iniziato a colpire un’area disabitata a scopo dimostrativo, non lontano dalle coste ucraine. Una mossa, però, che presenta seri rischi anche per Vladimir Putin, visto che a quel punto l’allontanamento di Cina e India dalla causa russa da miraggio diventerebbe realtà. Appare quindi difficile, almeno in questo momento, che Mosca dia un via libera all’uso indiscriminato dei sistemi nucleari in questione. Una scelta che escluderebbe la Federazione dal ghiotto mercato interno cinese, con conseguenze nefaste anche sul fronte ucraino.
Matteo Milanesi, 20 giugno 2023