“Ignitor”: questo il nome del problema atomico di Draghi con Putin. Una questione che rischia di far slittare ancora il tanto agognato G20 straordinario sull’Afghanistan che sta consumando ogni energia di Super Mario. Il premier, nel campo della politica internazionale infatti non si trova a proprio agio, tuttavia la vicenda “Ignitor”, che ha scatenato i risentimenti verso l’Italia di tutto il mondo sovietico della scienza – che in Russia conta davvero – ora rischia di far scoppiare una nuova diaspora diplomatica.
Problema atomico
Sul piano della realpolitik dove si misurano i rapporti di forza punto e basta, il discorso è chiarissimo. I Paesi maggiormente interessati alla crisi Afghana (Russia, Cina, Pakistan, Tajikistan) si sono incontrati e coordinati subito dopo la caduta di Kabul in seno all’organizzazione regionale di sicurezza già esistente e non hanno alcun interesse a questo G20. Al centro dell’ ‘affaire’ Ignitor invece l’Eni di Claudio Descalzi. Nei giorni scorsi, il “cane a sei zampe” ha annunciato di aver condotto, con successo, assieme a CFS e al MIT di Boston, il primo test di un super magnete che dovrebbe gestire la fusione nucleare di deuterio e trizio a confinamento magnetico, in grado, in sostanza, di contenere l’effetto di un potentissimo fenomeno termonucleare. Tutto splendido se non fosse per la grave estromissione dei russi che è stata presa come un affronto.
Cos’è “Ignitor”
“Ignitor” nasce dall’intuizione di uno dei più grandi fisici italiani, il professor Bruno Coppi, che ha portato avanti questi studi con il supporto decisivo del governo italiano in stretta collaborazione con le massime autorità scientifiche e politiche della Russia. Per non parlare dell’impegno di due grandi fisici come Nicolò D’Amico e Giovanni Bignami che si staranno rivoltando nella tomba. Il progetto, sovrapponibile né più né meno a quello annunciato dall’Eni nei giorni scorsi, è stato uno dei successi del governo Berlusconi, che lo fece addirittura approvare dal Cipe, grazie al prezioso lavoro dell’allora ministro Maria Stella Gelmini, la quale in missione a Mosca aveva incontrato il gotha dei fisici sovietici, da M. V. Kovalchuk a Velikof Eugene e tutti quelli riuniti al Joint Institute for Nuclear Research. Intesa celebrata nei saloni della Rappresentanza a Mosca in Denezhnij Pereulok, in prossimità di uno dei quartieri storici della capitale dall’ambasciatore Antonio Zanardi Landi “Ignitor” fu persino oggetto di un protocollo speciale firmato a Villa Gernetto in Brianza, nel 2010, da Berlusconi e Putin in un vertice dedicato proprio alla collaborazione nel campo energetico che segnava anche una triangolazione importante tra Usa e Russia sotto la regia dell’Italia con la benedizione delle rispettive ‘intelligence’ CIA, GRU e DIS .