Abbiamo appena pubblicato un articolo domandandoci: e se il viceispettore Christian Di Martino, ferito con tre coltellate alla schiena da un marocchino a Milano, avesse sparato al suo aggressore o lo avesse manganellato? L’avrebbero probabilmente indagato, accusato, additato. Beh: mentre un agente lotta tra la vita e la morte al Niguarda – Christian ha passato la notte, è “stabile”, ma ancora in terapia intensiva – un suo collega ha pensato di non volerci rimettere allo stesso modo un rene, la milza e il duodeno. E così stanotte, intorno alle 2.20, ha sparato un colpo di pistola contro un egiziano di 36 anni nel tentativo di fermarlo.
Era notte fonda quando gli agenti della Polfer sono intervenuti in piazza Luigi di Savoia, lato stazione centrale, quando l’egiziano 36enne – appena uscito dagli uffici della Polfer dove era stato denunciato per rapina e resistenza a pubblico ufficiale – ha iniziato a dare in escandescenza. I poliziotti hanno tentato di bloccarlo mentre agitava una sorta di fionda rudimentale fatta da pietre chiuse all’interno di una stoffa e brandiva un pezzo di marmo recuperato da una lastra che poco prima aveva divelto.
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L’egiziano si è scagliato contro gli agenti i quali hanno prima tentato di fermarlo con il taser e poi, continuando questi ad avanzare, uno di loro ha aperto il fuoco, colpendo il 36enne alla spalla. Soccorso a dovere, l’aggressore è stato portato al Niguarda dove i sanitari hanno accertato che il proiettile non ha intaccato organi vitali.
Poco prima, motivo per cui l’egiziano era stato appena denunciato, l’uomo avrebbe rapinato un cittadino marocchino che, portato in ospedale in codice verde a seguito dell’aggressione subita, si era poi allontanato dal pronto soccorso.
L’egiziano è un 36enne, senza precedenti, ma già fotosegnalato il 24 aprile 2024 a Belluno come richiedente protezione internazionale con pratica approvata.
Articolo in aggiornamento