2. Il secondo motivo è anche per testimoniarvi, visto che in una zona del paese dopo sei mesi con zero casi ritorna lo spettro del virus, che l’ipotesi “zero casi” sia ormai una illusione con cui periodicamente, chi ha in mano il potere, cerca di dare una carota alla gente, attraverso la quale possa ricattarla liberamente e per poter isolare chi invece al ricatto vi si oppone. In origine si diceva “state a casa” e si dava contro a chi invece usciva per andare a correre, magari pur essendo da solo; poi si diceva “mettete la mascherina” e si andava addosso a chi non la indossava; infine oggi il nuovo verbo pandemicamente corretto è diventato “vaccinatevi” e si vuole dare addosso con ogni mezzo a chi invece il vaccino non lo vuole. Se osservate bene, sono cambiati nel corso dei mesi le prediche paternali da far sorbire alla plebe, ma quelle cose che non sono mai cambiate sono la carota del “così avremo zero casi attivi” oppure, da quando sono entrati in campo i vaccini, “così avremo l’immunità di gregge”, che è sostanzialmente la stessa cosa, perché si otterrebbero zero casi attivi con una popolazione completamente o vaccinata o guarita dalla malattia.
I “zero casi” con cui vogliono propinarci qualunque cosa sono tuttavia un’illusione e basta fare qualche piccolo ragionamento: noi ormai viviamo in un mondo globalizzato e iper-connesso, le persone, dalle più ricche alle più umili, hanno tutte raggiunto il privilegio di poter viaggiare da un continente all’altro in poco tempo e con poca spesa, è facile quindi pensare che da noi in Italia, pur ammettendo che noi riuscissimo a raggiungere il tanto agognato traguardo dei zero positivi, se mai in un altro paese, per quanto esso sia lontano, dovesse venir fuori un improvviso aumento dei casi o emergesse una nuova variante del virus, le conseguenze potrebbero facilmente ripercuotersi anche da noi, come ben ha dimostrato il caso della città di Auckland in Nuova Zelanda.
Piuttosto che guardare al traguardo dei zero casi, gli scienziati onesti dovrebbero invece accettare che questo è difficile, se non impossibile, e cercare invece di rendere questa malattia sempre più curabile e meno pericolosa per chi si ammala, in questo modo non sarebbe più necessaria, per esempio, la quarantena obbligatoria per chi è malato, in quanto non sarebbe più così pericoloso per la salute pubblica, e la malattia si normalizzerebbe sempre più fino a diventare una malattia con cui si può convivere tranquillamente, come si fa tra l’altro da molti anni con molte altre malattie come l’epatite.
Matteo Semino, 23 agosto 2021