La Nuova Zelanda ha prorogato il lockdown generale in tutto il paese, istituito la scorsa settimana dopo che nella città di Auckland, la più grande del paese, hanno rilevato un solo caso positivo nella giornata di martedì. Le misure prevedono per tutta la nazione un lockdown generale almeno fino a sabato prossimo, mentre ad Auckland le misure proseguiranno fino a fine mese. A far scattare l’allarme è stato il fatto che la città avesse dichiarato zero casi per più di sei mesi, inoltre la ratio che hanno voluto seguire i politici del posto è quella di mantenere restrizioni più austere inizialmente per poi allentarle gradualmente in attesa di un miglioramento. Giovedì scorso il numero dei positivi rilevati è salito a sette, tutti provenienti dall’Australia, e si prevede che il numero potrebbe aumentare in maniera costante fino a superare i 100 casi giornalieri. Intanto, nei giorni scorsi parte dei neozelandesi non ha ben digerito l’idea di subire un lockdown indiscriminato per colpa di così pochi positivi ed è scesa per le strade per protestare, sia ad Auckland che in altre città, ma la polizia è intervenuta e ha sedato le proteste effettuando diversi arresti.
Vi ho voluto descrivere questa notizia per due principali motivi: 1. il primo è per riportare, tra tutte le assurde ed esagerate dichiarazioni dei chiusuristi, quella che è la più folle e che credo meglio di tutte rappresenti il delirio di chi ha abbandonato il pensiero razionale per abbandonarsi in maniera idolatrica alla moda del lockdown. Il paese dal gennaio dell’anno scorso ad oggi è stato colpito
pochissimo dal Coronavirus, registrando complessivamente soltanto 2900 contagiati e solo 26 morti, a fronte di una popolazione di circa 5 milioni di abitanti. Si potrebbe pensare, dopo ciò che abbiamo sopra riportato, che ciò sia stato merito dei lockdown, tuttavia su questo avrei delle riserve. Sulla tematica del lockdown, se osserviamo l’andamento dei contagi nei paesi che lo hanno attuato e in quelli che ne hanno fatto a meno, osserveremo invece informazioni contradditorie, potremmo osservare paesi in cui ha dato buoni risultati, e molti altri in cui non si sono riscontrati evidenti benefici; è particolarmente interessante osservare sotto questo punto di vista un confronto dell’andamento epidemiologico tra Brasile, paese noto a tutti per le sue posizioni anti-lockdown,
ed Argentina, che ha invece deciso di effettuare un stringente lockdown di 8 mesi: in Brasile sono state registrate, ad oggi, 2664 morti per milione di abitanti da Coronavirus, mentre in Argentina “solo” 2396.
Ciò che invece, a mio parere, ha probabilmente influito nella scarsa diffusione del virus in Nuova Zelanda potrebbe essere stato invece il fatto che si tratti di un paese a ridotta densità di popolazione, 18,2 abitanti per km2 rispetto ai 200 circa dell’Italia, (ricordiamo che si tratta di un virus a trasmissione oro-fecale, ovvero che si diffonde tra le persone attraverso la salivazione di individui malati, ciò significherebbe, in un paese poco densamente popolato, che ne sarebbe più difficile una ampia diffusione) e che inoltre il paese vanti da un lato una bassa percentuale di anziani (solo il 18% del totale supera i 60 anni) e dall’altro una alta concentrazione di giovani (più del 20% ha meno di 15 anni).
2. Il secondo motivo è anche per testimoniarvi, visto che in una zona del paese dopo sei mesi con zero casi ritorna lo spettro del virus, che l’ipotesi “zero casi” sia ormai una illusione con cui periodicamente, chi ha in mano il potere, cerca di dare una carota alla gente, attraverso la quale possa ricattarla liberamente e per poter isolare chi invece al ricatto vi si oppone. In origine si diceva “state a casa” e si dava contro a chi invece usciva per andare a correre, magari pur essendo da solo; poi si diceva “mettete la mascherina” e si andava addosso a chi non la indossava; infine oggi il nuovo verbo pandemicamente corretto è diventato “vaccinatevi” e si vuole dare addosso con ogni mezzo a chi invece il vaccino non lo vuole. Se osservate bene, sono cambiati nel corso dei mesi le prediche paternali da far sorbire alla plebe, ma quelle cose che non sono mai cambiate sono la carota del “così avremo zero casi attivi” oppure, da quando sono entrati in campo i vaccini, “così avremo l’immunità di gregge”, che è sostanzialmente la stessa cosa, perché si otterrebbero zero casi attivi con una popolazione completamente o vaccinata o guarita dalla malattia.
I “zero casi” con cui vogliono propinarci qualunque cosa sono tuttavia un’illusione e basta fare qualche piccolo ragionamento: noi ormai viviamo in un mondo globalizzato e iper-connesso, le persone, dalle più ricche alle più umili, hanno tutte raggiunto il privilegio di poter viaggiare da un continente all’altro in poco tempo e con poca spesa, è facile quindi pensare che da noi in Italia, pur ammettendo che noi riuscissimo a raggiungere il tanto agognato traguardo dei zero positivi, se mai in un altro paese, per quanto esso sia lontano, dovesse venir fuori un improvviso aumento dei casi o emergesse una nuova variante del virus, le conseguenze potrebbero facilmente ripercuotersi anche da noi, come ben ha dimostrato il caso della città di Auckland in Nuova Zelanda.
Piuttosto che guardare al traguardo dei zero casi, gli scienziati onesti dovrebbero invece accettare che questo è difficile, se non impossibile, e cercare invece di rendere questa malattia sempre più curabile e meno pericolosa per chi si ammala, in questo modo non sarebbe più necessaria, per esempio, la quarantena obbligatoria per chi è malato, in quanto non sarebbe più così pericoloso per la salute pubblica, e la malattia si normalizzerebbe sempre più fino a diventare una malattia con cui si può convivere tranquillamente, come si fa tra l’altro da molti anni con molte altre malattie come l’epatite.
Matteo Semino, 23 agosto 2021