Di quando in quando, onde verificare se sia definitivamente archiviata l’ossessione mediatica per il Covid, faccio una breve ricerca online e, regolarmente, le mie speranze sono frustrate. Ancora oggi, come nel godibile film Ricomincio da capo, diretto dal compianto Harold Ramis, si ha l’impressione che ad ogni inverno ricominci, seppur in versione ridotta, la stessa tiritera che per anni ha sbomballato il cervello agli italiani. Prendendo un titolo a caso, estratto da un articolo pubblicato su Adnkronos, ne abbiamo una evidente conferma: “Covid, primo bollettino settimanale 2025: 1.562 casi e 45 morti”.
“Lievissimo aumento nella prima settimana di gennaio. Crescono i tamponi, le Marche hanno il tasso di positività più alto”, si legge poi nel sommario.
Ancora più esilarante il contenuto del pezzo, in cui si mette in risalto che ci sarebbero state – il condizionale in questo caso è assolutamente obbligatorio – “piccole variazioni in crescita nei dati Covid in Italia nella prima settimana del 2025 rispetto all’ultima tra Natale e Capodanno. Tra il 2 e l’8 gennaio i casi sono stati 1.562, erano 1.559 nei 7 giorni prima; i decessi sono 45 ed erano stati 31. Questi i dati del bollettino settimanale pubblicato sul sito del ministero della Salute. Inoltre il giornalista tiene ad informarci che “sono aumentati i tamponi, 42.025, rispetto ai 34.532 dell’ultima settimana di dicembre. Il tasso di positività scende dal 4,5% al 3,7%. Lombardia, Toscana e Veneto sono le regioni che in numeri assoluti hanno riportato più casi. Le Marche registrano ancora il tasso di positività più alto cresciuto dal 11,4% della settimana precedente al 16,8%.”
Ovviamente, soprattutto per chi come noi si documenta sin dall’inizio sull’assurda vicenda virale, tutti i numeri riportati da Adnkronos sono totalmente scritti sull’acqua, come si suol dire. E lo sono per alcune semplici considerazioni, le quali erano valide anche ai tempi del terrore diffuso e mezzo stampa. In primis, come spiegò con dovizia di particolari il dottor Mariano Bizzarri nel suo istruttivo libro sulla pandemia – Covid-19, una epidemia tutta da decodificare -, gran parte dei tamponi in uso tendono a dare falsi positivi, anche in considerazione del fatto che rilevano come Sars-Cov-2 altri coronavirus o virus respiratori similari. Inoltre, dato che lo stesso Sars-Cov-2 è endemico da lungo tempo, essendosi installato nella comunità umana al pari di moltissimi altri suoi simili, è ovvio che se lo si cerca è assai facile che lo si trovi e che ben poco abbia a che vedere con le cause principali di un decesso.
Infine, ancora oggi nella stampa mainstream prosegue il giochino tragico dei morti in cui, così come avvenuto sin dagli albori della follia virale, non c’è verso di trovare un riferimento al fatto che gli stessi morti appartengono sempre e comunque alle fasce più fragili della popolazione, nelle quali anche un semplice raffreddore costituisce una possibile causa iniziale di morte. Tant’è che nello stesso articolo troviamo una stupefacente e inaspettata riflessione di saggezza da parte di Fabrizio Pregliasco, all’epoca uno dei più accreditati virologi della paura: “Il lieve, lievissimo aumento dei casi di Covid nella prima settimana del 2025 molto probabilmente è legato alla maggiore attenzione ai test. Si eseguono più tamponi perché siamo in piena fase acuta delle infezioni respiratorie e per questo motivo occorre capire se l’infezione che ci ha colpito sia influenza oppure Covid”.
Evidentemente il buon Pregliasco, contrariamente ad un ministro della Salute che si ostina a tenere in piedi gli assurdi protocolli anti-Covid, ha capito che il Paese reale si è veramente stancato di convivere con questo perdurante delirio sanitario.
Claudio Romiti, 11 gennaio 2025
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