Il garantismo viene prima di tutto, ma la situazione in Puglia si fa estremamente delicata. La regione guidata da Michele Emiliano è tormentata da continue vicissitudini che riguardano persone a lui vicine e a cui ha affidato ruoli di potere. Ieri sera l’ex assessore Alfonso Pisicchio – fedelissimo del governatore dem – e il fratello Enzo sono stati posti agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Procura di Bari su presunti appalti truccati. L’attuale presidente dell’Arti (Agenzia regionale pugliese per la tecnologia e l’innovazione) e il fratello sono stati arrestati con altre cinque persone: una in carcere (Cosimo Napoletano), due agli arresti domiciliari (Francesco Catanese e Giovanni Riefoli), due destinatarie del divieto di esercitare le attività professionali per 12 mesi (Vincenzo Iannuzzi e Grazia Palmitessa). I reati contestati coprono un arco temporale che va dal 2016 al 2020. Sono indagate, a vario titolo, per le ipotesi delittuose di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Secondo quanto evidenziato nell’ordinanza del gip del tribunale di Bari Ilaria Casu, per i fratelli Pisicchio “l’unica misura proporzionale alla gravità degli addebiti adeguata a evitare il pericolo di reiterazione del reato è quella degli arresti domiciliari”. Per l’ex assessore le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti riguardano il periodo in cui erano al governo con Emiliano. L’ipotesi è pesante: Pisicchino avrebbe usato “la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito”.
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Per quanto concerne il fratello del fedelissimo di Emiliano, avrebbe agito come esecutore delle direttive dell’ex assessore e come schermo per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino. Per l’accusa, Enzo Pisicchio avrebbe avuto un “ruolo chiave nella commistione dei reati che gli vengono ascritti in quanto intermediario e faccendiere nei rapporti, a vari livelli, tra funzionari della pubblica amministrazione – comunale e regionale – e imprenditori non solo a livello locale ma anche nazionale”. Il gip ha acceso i riflettori sulla spregiudicatezza mostrata nella commissione dei reati “finalizzata a soddisfare un incontenibile appetito di utilità”. Il giudice ha citato pc, telefonini, mobilio per la casa, la finta assunzione di sua figlia, pagamento per mano di Riefoli della festa di laurea di sua figlia, ingenti somme di denaro contante e così via.
A Enzo e Alfonsino Pisicchio indagati vengono inoltre contestati contributi in denaro pari ad almeno 156 mila euro in contanti per il partito Iniziativa democratica. La contestazione è finanziamento illecito ai partiti e risale al dicembre del 2019, quando Pisicchio era consigliere regionale e coordinatore del soggetto politico, presieduto dal fratello Enzo. Ai fratelli sono inoltre contestati i reati che riguardano la vicenda della Bv Tech Spa – società operante nel settore della progettazione di ingegneria integrata amministrata da Raffaele Boccardo (indagato e non soggetto a misura cautelare – per l’ottenimento di un finanziamento da oltre 19 milioni di euro, concesso il 2 agosto 2018, nell’ambito del progetto “Suite prodotti Cyber Security e SOC” con il ruolo dell’ente Puglia Sviluppo Spa per lo studio di fattibilità del progetto per l’ammissione agli aiuti statali. Come riportato dall’Agi, i due fratelli sono accusati di truffa aggravata, falso, nonchè il reato di false fatturazioni per operazioni inesistenti. Entrando nel dettaglio, si sarebbe ottenuta una “anticipazione del finanziamento regionale conseguito in data 11 novembre 2018 attraverso l’utilizzo di una delle false polizze di Cosimo Napolitano (in carcere, ndr)”. I due fratelli hanno parlato della società a più riprese per i finanziamenti di Regione Puglia. In particolare, i Pisicchio avrebbero manifestato “il loro sospetto che la società” avesse “fruito degli aiuti statali senza rispettare la tempistica e la realizzazione del progetto”. Nell’ordinanza si legge: Alfonsino chiedeva: “Ti vai a far dare quelle cose”. Espressione, che per gli inquirenti, assume un significato “sensato solo se si ipotizza un rapporto esistente tra la Bv Tech e la famiglia Pisicchio”.
Franco Lodige, 10 aprile 2024
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