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Obama da Fazio: supercronaca di un’intervista in ginocchio

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Il buongiorno si vede dall’agenzia: “Fabio Fazio: un sogno che diventa realtà”. E che sogno più grande per un piddino al pesto se non intervistare il presidente degli Stati Uniti d’America Dem? Tutti in parata, tra poco arriva Mr Presidente Baraccobaldo Obama. L’unico e solo. Quell’altro, come si chiama, Joe Dormiglione, è solo un vecchietto messo lì con le muffole radiocomandate. Fabiuncolo stende per tempo il suo tappetto che è sconfinato, rosso e un po’ congestionato, ma è l’emozione: la Missa Cantata è solemnis, l’officiante deve essere all’altezza (intanto è ormai ripieno, rotondo come la luna). Che Tempo Che Fa è una funzione liturgica e i pretacchioni non mancano: “Roberto Saviano, prego, ti ascoltiamo”. “Grazie” risponde dal pulpito don Roberto con degnazione e con la panza d’ordinanza a 40 anni: CTCF, essendo un format piddino, trasuda opulenza in opalescenza, son tutti gassosi, farciti, molto soddisfatti di sé.

Passato don Saviano, tocca a una serie di ospiti improvvisamente folgorati sulla via del Draghi e soprattutto del Dragone, nessuno dei quali particolarmente accattivante: Botteri con nuovo taglio, Cerasa con vecchia spocchia, Giannini con barbetta salepepe che fa più maturità: servono a coprire di sarcasmi Salvini, che tuttavia è diventato quasi frequentabile, e di oscuri pizzini Giorgia Meloni, che resta, si direbbe per costoro, nella cloaca delle fosche memorie. CTCF è eccitante come le vecchie tribune politiche, solo con meno verve, praticamente una martellata in nuca mentre ti stai overdosando di Valium.

Smaltiti i nuovi partigiani del potere tecnofinanziario, una sana somministrazione di saniterrorismo con Burioni & Locatelli, quello che parla come un robottino carnivoro. “Ma ecco, ci siamo” ansima Faziuncolo “eccolo finalmente il Presidente!” (hip! Hip! Hurrà!). Baracco saluta alla paisà “Ciao!”, e Faziuzzo non si tiene, il tappeto rosso sguinzagliato e insinuante più della linguaccia dei Rolling Stones: alla fine, i “licks” saranno millanta che tutta notte lecca e non fa mai cilecca. Ma che fanno? Parlano di famiglia? Sì, di “Michelle che è superiore a me”, e a vederli si capisce subito, e poi le quote rosa non possono mancare. “Ah! Che saggezza” si rotola Fabiuzzo in climax mentre parte col rosario dei superlativi: incredibile, meraviglioso, epocale, al confronto il geom. Calboni, “è un bel direttore!”, diventa il più villano fra gli screanzati. Obametto, compiaciuto, elargisce polline di veltroniana banalità, “la politica si può fare bene e si può fare male” (Fazihot, innamorato: “Ah! Si impara davvero tanto!”).

Obama pontifica, Fazio annuisce

Sostiene Baracca che la globalizzazione ha confuso le menti, sguinzagliato i demagoghi: come lui? Che la globalizzazione tecnocratica l’ha cavalcata come la tigre? “Non bisogna complottare, manipolare, mentire” scolpisce Walter Obama, ed è chiaro che allude al Parruccone il quale usava Trump per destabilizzare il mondo. Ora tocca al Covid “che ha aumentato le disugugalianze”, insinua Faziologo politologo, attribuendo a Barack Weltroni un argine contro lo strapotere finanziario che nessuno ha mai visto, tanto più che il Covid è arrivato dopo: tutt’altro, se mai è stato proprio il dannato Trump a (pre)occuparsi di quelli che la vice Obama, Hillary Clinton, definiva “straccioni che proprio non m’interessano, io penso alle banche”.

Patack Obama socialisteggia, ma fin che lo dice, male non fa. Tanto Phebe Fazio annuisce sempre, in loop, come quei pupazzi dalla testa a molla che oscillano dal lunotto della macchina. “No all’avidità!” ammonisce Obama, un bel presidente! Un santo! Un apostolo! “Lei” si liquefa Fazio “si cambiava il mobilio alla Casa Bianca e lo pagava lei!”. “Anche la spesa” mente B. mannaro. Tanto mica arrossisce, lui. D’un tratto t’accorgi che Obama somiglia a Cottarelli. La cotta di Fazio n’esce vieppiù rafforzata, ormai è attrazione fatale: “Una bellissima, bellissima descrizione della luce dello Studio Ovale”, e siamo già in excelsis. Ma Fratacchione è preoccupato, trepida per l’amico Barack: “Ma come si dorme alla Casa Bianca? Perché i film di Hollywood sono spaventosi!”, e qui invece siamo alla pop culture. “Ci siamo trovati meravigliosamente bene” concede il Preidente formato famiglia. Un Capo di Stato alla buona, altro che la spocchietta piddina dell’ultimo dei deputati. Baracchino bambino con mazza da baseball. Baraccone cresciuto fra basket e architettura, ma non era tagliato, poi ha fatto il presidente, “anche per far contenti i nonni”. Basta poco, che ce vo’?

Si può fare un programma su puttanate così? Si può, si può. Fazio nelle sue domande ha cura di non rivolgere nessuna domanda, per esempio: come si spiega il Nobel per la Pace, per giunta prematuro? Come mai lei passa agli annali come il presidente più guerrafondaio della storia americana? Come mai sotto di te le sperequazioni sono cresciute, la riforma sanitaria non è decollata, lo strapotere di Wall Street è rimasto intatto anzi è cresciuto, quello dei padroni del vapore social non ne parliamo? Come si spiegano le primavere arabe finite in bagni di sangue? Qui Obama a non domanda risponde, perché ha la coda di paglia: non è colpa mia, io sono buono, è il mondo che è complicato e cattivo. Ma che ci stiamo a rimuginare, lanciamo piuttosto il filmatino agiografico con la musica di Springsteen, il Boss dei leccaculi democratici. Tutte le pagine del libro baracchesco sono “bellissime”, vedi che tra un po’ gli mollano pure il Nobel per la Letteratura, intercede “40 licks”.

Finale contro Trump e i suprematisti

Il finale è annunciato: Capitol Hill, la malafede di Trump, il fascismo, il razzismo, la violenza suprematista “che c’è anche in Europa”, e qui un giornalista seppure mediocre non potrebbe non domandare: dove, signor presidente? Dove, per l’amor del cielo? Nessun accenno alle escandescenze Black Lives Matter, tutto così manicheo, il bene di qua, il male da voi, CTCF questo è, livello culturalmente zero zero zero e Obama culturalmente è meno di niente, un politico più thrash che pop ed è per questo che piace alla sinistra stordita dalla propria ignoranza: semplifica tutto, riduce tutto a figurine. Quella confortevole sensazione di poter cogliere tutto senza pensare, solo sorridendo. Difatti lo fai parlare di altre cazzatelle pop, Greta, Bergoglio, “il libro è imperdibile, appassionante”, siamo oltre l’imbarazzo che qui nessuno prova. A che è servita questa piccola, misera cosa? Sì, è un markettone librario ma fin qui niente di nuovo, siamo a CTCF; in controluce, tuttavia, la markettaccia ne contiene una più seria, Obama è grande sponsor di Draghi e non c’è neppure bisogno di evocarlo: è un messaggino, che arriva dove deve, che significa quello che deve.

Quindi si parli pure di basket, di figlie adolescenti, di capelli che imbiancano, di “amore che vince e il male che perde”, paccottiglia emozionale per le plebi, poi le cose serie non sono per i pezzenti, sono per gli addetti ai lavori. Fazio conclude con una ammissione molto ligure, che deve essergli sfuggita: “Se ciascuno cura il suo giardino, stiamo tutti meglio”. Lui ci riesce benissimo, sono 30 anni che lo fa. “Momento indimenticabile”, suggella Filippa prima di rilanciare Burioni e Lucianina. Ite, Missa Piddina est. Anche noi andiamo, come concludeva Nicolò Carosio, a farci un bel whiskaccio. Secco e doppio. Perché questa messa in quel posto ci ha lasciato in gola un giulebboso, stomachevole sapore.

Max Del Papa, 8 febbraio 2021