Piccolo, piccolissimo dettaglio dell’ultimo decreto licenziato dal consiglio dei ministri un paio di sere fa. L’obbligo vaccinale per gli over 50, con tanto di multa calata dall’alto, entrerà in vigore dal 1 febbraio e non varrà solo per quelli che ad oggi hanno già varcato la fatidica soglia, ma anche per tutti gli italiani che spegneranno le candele entro il 15 giugno. Direte: e quindi? Il fatto è che, ad oggi, lo stato di emergenza, quella “eccezione” normativa che ci portiamo dietro da due anni e rinnoviamo sine die ogni sei mesi, in teoria sarebbe stata prorogata solo fino al 31 marzo. Dunque, riassumendo: allo stato attuale l’emergenza finirà l’ultimo dì di marzo, ma i 50enni nati dal 1 aprile al 15 giugno dovranno comunque vaccinarsi. Perché?
Dall’obbligo vaccinale allo stato di emergenza
Dal punto di vista giuridico, le due questioni non sono direttamente collegate. Gli accorti costituzionalisti diranno: “I decreti legge non riguardano lo stato di emergenza, che è scollegato e serve per tenere in piedi la struttura commissariale del generale Figliuolo eccetera eccetera”. Vero. Giuridicamente non fa una piega, in fondo siamo o non siamo il Paese degli azzeccagarbugli? Però qui occorre sottolineare almeno un paio di questioni, non di poco conto.
1. Per prima cosa, appare oggettivamente assurdo che una persona – nata il 15 aprile e che non ne vuol sapere di vaccinarsi – sia costretta a farla ad emergenza teoricamente “finita”.
2. Per vaccinare tutti i neo 50enni dal 31 marzo in poi, servirà pur sempre Figliuolo e tutta la sua baracca logistica. No?
Quindi delle due, l’una. O il governo è già consapevole che prolungherà lo stato di emergenza ben oltre marzo, diciamo almeno fino a fine giugno. Oppure evidentemente sa di poterne fare a meno (visto dovrà somministrare dosi a gogo a 2 milioni e passa di no vax over 50), e quindi ci si chiede per quale motivo abbia continuato a prorogarlo negli scorsi mesi.