Dopo circa 20 mesi di terrore virale, sparso a piene mani da una informazione imbarazzante, si ha la sensazione che sul piano cognitivo generale il Paese stia precipitando in una voragine sempre più profonda. In un crescendo di tesi e argomentazioni palesemente insensate, l’Italia sembra avviarsi a fare compagnia a Indonesia, Tagikistan, Stati federati di Micronesia e Turkmenistan nel rendere obbligatorio il vaccino per un virus che secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità consentirebbe a circa il 99,75% degli individui che lo incontrano di sopravvivere. Tutto questo mentre a breve raggiungeremo l’80% di persone vaccinate. Ma è evidente che l’argomento dell’obbligo vaccinale, quest’ultimo sostanzialmente già estorto in modo brutale con l’introduzione del green pass, rappresenta l’ennesima occasione, politica e professionale, per cavalcare l’onda di un sentire comune completamente stravolto da un colossale meccanismo regressivo indotto dalla paura.
Eppure basterebbe un minimo di logica e di senso critico per rendersi conto, così come è avvenuto nei riguardi di altre misure liberticide, dell’assurdità del citato obbligo esteso all’intera popolazione. In primis, il principale argomento dei sostenitori della misura fa acqua da tutte le parti. Costoro, spalleggiati da una informazione stile Pravda, ritengono che in questo particolare frangente debba prevalere l’interesse pubblico, negando il diritto ai singoli di poter scegliere liberamente e considerando chiunque parteggi per tale posizione, a prescindere se si sia vaccinato o meno, un untore nemico della società, secondo un agghiacciante schema che ci riporta indietro alle fasi più buie della storia umana. Inoltre, ed in questo si manifesta l’elemento più illogico dei vaccinisti ad oltranza, viene stigmatizzata la presunta mancanza di senso civico da parte di chi vorrebbe evitare la profilassi per il Covid-19, in quanto in tal modo si metterebbe a repentaglio la sopravvivenza di altre persone.
Ma dal momento che da mesi ci viene ripetuto in modo martellante che il vaccino serve soprattutto ad evitare le conseguenze gravi della malattia (anche perché in base a ciò che sta accadendo un po’ ovunque nel mondo, con un escalation di contagi e di ricoveri anche tra chi ha ricevuto due dosi, nessuno si sogna più di dire che il vaccino blocca la circolazione dell’infezione), che senso ha impedire ad una persona in buona salute e bene informata sui numeri reali della pandemia di voler correre un rischio più che calcolato, quando la parte più fragile della popolazione è già stata protetta dal medesimo vaccino?