Il risultato potrebbe essere “calcisticamente” senza appello: 4 a 2. Ma qualcuno, tra i corridoi del destra-centro, sogna pure un bottino ancora più netto: fare cappotto, magari con un solo “goal” di bandiera concesso agli avversari. Fuor di metafora: i sondaggi formali e informali che Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi stanno visionando in queste ore sulle Regionali del prossimo settembre aprono scenari da incubo per i giallo-fucsia.
Già. Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia (a cui si aggiungerà pure la Valle d’Aosta) corrispondono a diciotto milioni di italiani chiamati a votare per i prossimi governi regionali ma anche a un enorme stress-test per il Conte bis che proprio a settembre dovrà fare i conti con la fine dell’anestesia iniettata dalla gestione – si fa per dire – della Fase 2 e 3. Tradotto: con la fine dell’estate, tra lo sblocco delle cartelle e delle tasse e la prova provata che i decreti licenziati corrispondono a un “bazookino”, i nodi per l’esecutivo verranno inevitabilmente al pettine.
Quale migliore occasione, allora, per lanciare una spallata dalle prime urne disponibili? È esattamente ciò che temono i governatori uscenti espressione del Pd, timorosi che la crisi economica nazionale e l’atto di accusa al governo possano franare sulle proprie poltrone. Scenario ghiotto invece per i presidenti e gli sfidanti targati Carroccio, FdI e FI pronti, al contrario, a sfruttare appieno chi le buone performance dentro la crisi del Covid-19 (è il caso di Veneto e Liguria) chi l’ondata di cambiamento che – a parte la parentesi dell’Emilia-Romagna – in due anni ha consegnato tutte le Regioni al destra-centro.
Se Luca Zaia, ad esempio, non conosce rivali (le rilevazioni non testano nemmeno gli avversari, dato che il leghista è dato al 65%), Giovanni Toti – che può rivendicare anche un ruolo centrale nel cosiddetto “modello Genova” – è in testa nei sondaggi e può sfruttare le divisioni in casa 5 Stelle e la difficoltà del Pd nel proporre un contendente autorevole. Nel Centro Italia, poi, altre due sfide importanti. Se in Toscana è la Lega a giocare la sfida più difficile di tutte (toccherà a Susanna Ceccardi tentare l’impresa storica e il distacco, al momento, è di soli quattro punti) con un secondo turno che potrebbe aprire scenari inediti, è nelle Marche che è possibile “sfondare” per la prima volta. Qui è Francesco Acquaroli, candidato meloniano, il profilo che secondo tutte le rilevazioni è in grado di portare la destra per la prima volta nella storia al governo della Regione.
Al Sud, infine, i due confronti che vedranno contrapposti i governatori “eterodossi” del Pd contro altrettante figure radicate del destra-centro. In Campania la sfida complessa per scalzare lo “sceriffo” Vincenzo De Luca è giudicata “contendibile”. Merito di chi? Dell’azzurro Stefano Caldoro, già governatore e uomo scelto da Forza Italia come il più attrezzato per lanciare l’operazione riconquista. In Puglia, infine, l’altro match che vede già avanti un uomo di Fratelli d’Italia in una regione dove Michele Emiliano ha fatto in questi anni il bello e il cattivo tempo. Dopo quindici anni di centrosinistra toccherà all’ex governatore oggi eurodeputato Raffaele Fitto, premiato come sfidante “vincente” da tutti i test demoscopici, provare a riprendere il discorso interrotto con la Puglia.