Politica

Occhio, applicano a Vannacci il “metodo Arianna Meloni”

Cosa c’è dietro le continue voci di scissione dalla Lega. I diretti interessati smentiscono categoricamente, ma…

salvini vannacci elezioni europee © Thibault Renard tramite Canva.com

Premessa fondamentale: come Renzi insegna, in politica non c’è niente di più effimero della parola data, quindi non è da escludere che oggi Vannacci dica A e domani faccia B. Seconda premessa: spesso e volentieri i giornali, oltre a raccontare l’esistente, in qualche modo cercano di influenzarlo, di spingerlo, di assestare quel colpo in grado di far rotolare il masso fermo in bilico sull’orlo del precipizio. È un po’ il “sistema Arianna Meloni” raccontato dal direttore Sallusti: i media picchiano duro sul chiodo di presunte influenze nelle nomine di Stato, i politici cavalcano l’onda e – magari – un qualunque magistrato finisce col metterci il surf. Cioè l’indagine penale che tante carriere rovina.

Senza scomodare la magistratura, che in questo caso nulla c’azzecca, qualcosina di simile sta accadendo anche al generale, a Matteo Salvini e alla Lega. Da giorni si rincorrono voci, retroscena, battutine e colte analisi sulla possibile scissione del generale dal Carroccio che l’ha portato all’Europarlamento. È un vecchio timore di qualche leghista del Nord, decisamente poco incline a ritrovarsi 500mila preferenze nelle tasche di un signore che nulla ha a che fare con la storia di Bossi&co. Quanto c’è di vero? Per ora, poco. O meglio: pochino. Intanto perché i diretti interessati, sia Salvini che Vannacci, hanno categoricamente negato l’ipotesi. E poi perché fondare un partito in grado di restare in piedi è opera complicata, soprattutto se si è sprovvisti di soldi e classe dirigente sul territorio. A far nascere dal nulla un movimento vincente c’è riuscito solo Silvio Berlusconi e di solito i miracoli non si ripetono due volte. Come Paganini.

Dal canto suo, spiaggiato a Porto Rotondo il generale nega pubblicamente ogni manovra militare contro il Carroccio. “Ora si sono inventati questa cosa che voglio fondare un mio partito. Smentisco nella maniera più assoluta. Io sono fedele alla parola data a Matteo Salvini”. Banalmente, assicura, il movimento culturale “Il mondo al contrario” sta cambiando faccia per supportare “il parlamentare” Vannacci. Sarà una associazione politica? Sì, ma non “un partito perché ne mancano le basi”. Magari un modo per aggregare soggetti che non voterebbero mai per i nordisti leghisti, ma per il generale sì. Vogliamo chiamarla “corrente”? Fate vobis. Quel che appare logico, e facilmente comprensibile anche al diretto interessato, è che se gli elettori lo hanno votato alle Europee non è detto che farebbero altrettanto con i suoi amici a livello locale, regionale, nazionale. Una cosa è essere “l’indipendente Vannacci” in un partito strutturato; un’altra diventare leader di una truppa senza grosse velleità né esperienze. I suoi 500mila voti sono una ricchezza nel calderone leghista, ma non bastano a superare la soglia di sbarramento in corsa solitaria.

Eppure i giornali continuano con i retroscena, le illazioni, i sospetti. “Ci ridiamo su sopra queste ricostruzioni surreali che hanno la credibilità di Topolino”, dice Salvini. La speranza dei media, forse vana forse chissà, è quella di produrre malumori interni al Carroccio. Di amplificarli. Di costringere il vicepremier e Vannacci a smentire, lasciando però accesa la brace del dubbio che cova sotto la cenere. La classica pulce nell’orecchio, anche se fondata su basi non così solidissime. Poi un giorno il generale darà il via all’operazione? Siamo pronti a ricrederci, benché al momento appaia improbabile. Vannacci è persona ambiziosa, ma accorta. E sa che andare in guerra senza una truppa addestrata può risultare un suicidio. Per quanto eroico.

Giuseppe De Lorenzo, 20 agosto 2024

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