Esteri

Odessa, partono le navi col grano ma nessuno le vuole

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“Oggi c’è un faro sul Mar Nero. Un faro di speranza, possibilità e sollievo in un mondo che ne ha più che mai bisogno”, affermava Guterres lo scorso 22 luglio, poco dopo che la Russia e l’Ucraina avevano firmato l’accordo sull’export dei cereali. Oggi, a meno di un mese, c’è una barca in mezzo al mare, la prima barca partita da Odessa il primo agosto, direzione Libano e contenente 26 mila tonnellate di mais.

Un po’ come i passeggeri rimasti a terra dal Titanic salutavano con il fazzoletto, la sua partenza sembrava sicuramente l’inizio di una possibile pace tra Russia e Ucraina, dopo la lunga trattativa sull’accordo. Ma quella nave, oggi, è ancora in mare, mai arrivata a destinazione. Si trova ferma di fronte a un porto della Turchia meridionale per il semplice motivo che l’acquirente libanese ha deciso di non volere più il carico di merce. Un paradosso surreale che, per ora, non può che dimostrare l’insuccesso logistico e organizzativo del famigerato accordo sul grano, considerando la crisi economica che sta colpendo tutto il mondo, ma in particolare i paesi africani e vicino Oriente.

“La spedizione sta cercando un altro destinatario a cui consegnare il carico, probabilmente sempre in Libano”, ha liquidato così con un post l’ambasciatore di Kiev a Beirut. La nave Ranzoni, che batte la bandiera del Sierra Leone, è quindi in attesa da giorni con tonnellate di risorse che, con tutta probabilità, andranno disperse. “L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha esposto milioni di persone al rischio fame. L’accordo di Istanbul è un passo nella giusta direzione”, affermava il capo della diplomazia Borrel il giorno della chiusura dell’accordo. Una direzione confusa verrebbe da dire, stando ai fatti.

Ed è così che l’approssimazione fa da sfondo anche questa volta e la diplomazia si dimostra non sufficientemente in grado di gestire questioni estremamente delicate. Uno scivolone senza precedenti, in primis da parte delle Nazioni Unite che, non solo si sono trovate in questo teatrino non verificando la sicura disponibilità del destinatario, mettendo a rischio un intero carico prezioso. Ciò che è ancora più sconcertante è l’immobilismo di tutti i protagonisti che, senza dare troppo nell’occhio, hanno semplificato il tutto in un “cercasi chi vuole 23 mila tonnellate di mais”.

Se il buongiorno di vede dal mattino, con la prima nave, che avrebbe dovuto rappresentare il simbolo del successo della diplomazia, in balia delle onde, non possiamo far altro che aspettarci di tutto ormai. Riprendendo le parole dell’ex premier Draghi: “Il successo del piano dipenderà dalla rapida e piena attuazione degli accordi”. No, non è andata proprio così.

Bianca Leonardi, 10 agosto 2022