Mi sono sempre chiesto cosa spingesse certe persone – curiosamente, sempre schierate a sinistra – a metter su barricate e “contromanifestazioni”, quando il loro avversario politico organizzava un raduno o un comizio, esercitando un diritto democratico. Me lo sono domandato anche ieri, vedendo i centri sociali assaltare gli autobus dei sostenitori di Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni, candidata del centrodestra alle regionali dell’Emilia Romagna, oltre alle migliaia di “sardine” radunate in piazza a Bologna. Io, se un partito che non mi piace organizza un evento pubblico che non mi interessa, semplicemente non ci vado. Forse sono strano.
Evidentemente, i sinceri democratici di sinistra sono tali solo fintantoché comizi e raduni li allestiscono i loro sodali. Per questi signori, tutti sono liberi di pensarla come vogliono, purché la pensino come loro. Ed è francamente desolante che il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, mentre annaspa nel vuoto pneumatico delle proposte politiche, si aggrappi disperatamente ai gruppettari bolognesi, paragonandoli in pratica alla Resistenza a un fascismo che però somiglia all’araba fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.
Stendiamo invece un velo pietoso sul presidente della Camera, Roberto Fico: la terza carica dello Stato ridotta a tifare per intimidatori politici. Pensavamo di aver toccato il fondo con Laura Boldrini; Fico lo sta raschiando. Francamente orrendo lo slogan scelto dai “contromanifestanti”: “Bologna non si lega”. Un gioco di parole che comunica un messaggio agghiacciante: che a un partito votato dal 34% degli elettori (concittadini degli “antifascisti” ieri in piazza) sia precluso il diritto di concorrere a governare una città o una Regione. Per caso la sinistra ha comprato Bologna e l’Emilia? Sono diventate di loro proprietà senza che ce ne accorgessimo? Sicuri che il problema, in una terra dove sono stati derubricati a un “raffreddore” (parole del coordinatore della commissione tecnica d’inchiesta targata Pd e 5 stelle) i fatti di Bibbiano, sia il fantasmagorico fascismo che torna?
Infine, vorrei suggerire a chi legge un esperimento mentale: immaginate cosa sarebbe successo se a bloccare i pullman di militanti dem fossero state bande inferocite di leghisti e se migliaia di militanti di destra si fossero riunite in piazza per protestare contro l’arrivo di, per citare un nome a caso, Zingaretti. Vedremmo intellò stracciarsi le vesti, forse sacerdoti (del Pd) chiedere agli italiani di indossare il cilicio per espiare la colpa, magari i Caschi blu dell’Onu sbarcare ad Anzio. La commissione contro l’odio interverrà, oppure odiare quelli di destra è antifascista e democratico?
Alessandro Rico, 15 novembre 2019