Oggi brindiamo felici alla faccia delle virostar

Siamo al quarto Natale sotto l’ombrello della paura virale. C’è chi ancora insiste: sul Covid abbiamo imparato ben poco

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brindisi virostar

Questo è il quarto Natale che passiamo sotto l’inquietante ombrello della paura virale, seppur molto ridimensionato rispetto agli anni in cui imperversava il totalitarismo sanitario.
Ciononostante, alcuni simboli di quella paura, che per alcune persone non sembra essersi attenuata, sono rimasti a ricordarci ciò che ammoniva il buon Savonarola ai fiorentini; ossia che dobbiamo morire.

Ancora oggi negli ospedali vige un sostanziale obbligo di indossare la mascherina, che persone di tutte le età utilizzano ancora persino all’aperto, e la pratica dei tamponi a prescindere – quando occorrerebbe tornare alla vecchia abitudine di eseguire solo quelli diagnostici in presenza di sintomi evidenti – è tutt’altro che abbandonata. A tale proposito continuo a ricevere segnalazioni di persone, asintomatiche ma presunte positive al Covid, a cui viene rinviato un intervento chirurgico, a prescindere la condizioni generali del paziente.

Ancora oggi nella stragrande maggioranza delle attività commerciali, in quelle che erogano servizi privati e nelle strutture pubbliche che svolgono attività di sportello sono presenti gli assurdi pannelli trasparenti in plexiglass, battezzati pannelli anti droplet dai sacerdoti del chiusurismo sanitario.

Ancora oggi la grande informazione, soprattutto ora che fa più freddo e i virus la fanno da padrone tra le fasce più fragili della popolazione – così come è sempre stato sin dagli albori dell’umanità – , non perde una sola occasione per rinverdire, in tono ovviamente minore, quel lugubre teatrino della paura a base di contagi e di decessi attribuiti al demoniaco coronavirus.

Tutto questo, a cui potremmo aggiungere una lunga lista di altri esempi ben poco edificanti, ci dimostra ancora una volta che dalla vicenda pandemica, come sistema Paese, abbiamo imparato ben poco. Anzi, direi che abbiamo disimparato molto sul piano delle malattie di tale natura, perdendo l’occasione di affrontare alcuni aspetti i quali, sebbene citati all’inizio della pandemia persino dall’Organizzazione mondiale della sanità, sono ancora oggi ampiamente sottaciuti quando si affronta il tema del Covid e di altre analoghe malattie respiratorie stagionali come l’influenza.

In particolare, analizzando del dettaglio l’incidenza della malattia grave per fasce di età e per condizione pregressa di salute, dovrebbe essere ormai acquisito un elemento fondamentale: le persone sane, i cosiddetti immunocompetenti, a prescindere dall’età anagrafica – che in alcuni casi non corrisponde molto con quella biologica – , tanto per il Covid-19 che per altre analoghe malattie respiratorie non hanno bisogno di un vaccino per difendersi dai relativi virus infettanti.

Questo significa che il loro sistema immunitario è perfettamente in grado di debellare questi attacchi virali senza doversi sottoporre per forza ad una vaccinazione. Ma per mantenere in buona efficienza le nostre difese occorre seguire un corretto stile di vita, tant’è che la stessa Oms, nei primi mesi della pandemia, ci ricordava che una sana alimentazione e una costante attività motoria rappresentano il principale presidio di salute proprio nei confronti delle citate malattie respiratorie stagionali.

Parole evidentemente portate via dal vento della paura virale, alimentata troppo spesso da interessi inconfessabili, visto che ancora oggi nei vari salotti televisivi in cui si affronta l’argomento Covid la questione dirimente dello stile di vita non viene neppure sfiorata. Tant’è che in uno dei talk show più seguiti, quello condotto su Nove da Fabio Fazio, in cui il virologo Roberto Burioni viene presentato e riverito come un vate, non si fa altro che magnificare le sorti certe e progressive dei vaccini, esaltandone l’ampia gamma di applicazioni che la scienza medica sta realizzando a passo di corsa.

Ora, personalmente non mi considero affatto un no-vax a prescindere, ritenendo l’invenzione dei vaccini un passo importante per l’umanità. Tuttavia, allo stesso modo, credo altrettanto importante non escludere dal concetto esteso di salute – che, sempre citando l’Oms, rappresenta una condizione di completo benessere fisico e mentale, e non solo l’assenza di malattia o infermità – il succitato corretto stile di vita.

D’altro canto, comprendo la difficoltà di un uomo del peso, non solo mediatico, di Burioni nel consigliare a chi lo segue una dieta adeguata, accompagnata da una regolare attività sportiva. Tuttavia far passare il concetto secondo cui si stiano sviluppando vaccini per ogni tipo di patologie, senza toccare il tasto dei comportamenti individuali, costituisce un messaggio altamente forviante in un Paese che, oltre all’analfabetismo funzionale, si trova ai primi posti tra i paesi più sedentari. Secondo una recente stima dell’Ocse, l’Italia si posiziona come 4° Paese più sedentario ( il 44,8% della popolazione adulta non raggiunge le linee guide di attività fisica raccomandata dall’OMS) ed è addirittura 1° tra i bambini (il 94,5% del totale non raggiunge i livelli raccomandati).

Questi dati, aggiornati al 2023, confermano in modo piuttosto evidente il nostro assunto. Nell’era del Covid abbiamo perso l’occasione di affrontare in maniera ampia il tema centrale della salute, ponendo al centro il tema dello stile di vita e restringendo il dibattito ad una demenziale contrapposizione tra sostenitori a prescindere dei vaccini e cosiddetti no-vax. Da questo punto di vista, guardandomi un po’ intorno, non credo che il nuovo l’anno ci porterà grosse e grasse novità.

Claudio Romiti, 25 dicembre 2023

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