In questi ultimi anni siamo stati l’unico Sindacato di Polizia a lanciare l’allarme, quando tutti tacevano perché non c’erano scontri né feriti noi non abbiamo mai smesso di urlare la nostra preoccupazione, la tessera del tifoso ed il Daspo sono misure che, a mo’ di palliativo, non arginano il problema ma lo aggirano e basta, nascondendo la realtà.
Ogni domenica diventa, ormai, una maledetta domenica, abbiamo assistito alle violenze degli ultras in autostrada tra romanisti e napoletani, alle violenze del derby della Lanterna, tutte preannunciate ed organizzate, alle violenze di partite di serie B, come Cremonese-Brescia, ed anche di categorie inferiori come i gravissimi fatti di qualche giorno fa in L’Aquila-Sambenedettese, alle violenze all’interno dello stadio Olimpico con quei bomboni lanciati dalle opposte tifoserie con feriti gravi, alle violenze dei tifosi in trasferta con razzie presso gli Autogrill e sui treni, ai gravissimi fatti di Udine dove gli ultras di casa insieme alla tifoseria straniera hanno assaltato un treno coi tifosi del Venezia…
Gira una enorme quantità di droga ed alcool nelle curve più esagitate. Sembra di essere tornati agli anni ’90! Solo che lì la polizia faceva la polizia, oggi noi ci siamo solo per fare numero e per abbellire le carriere di chi è sopra di noi.
Nessuno dice nulla, la politica non batte ciglio, forse anche alla luce delle inchieste sulla curva dell’Inter con le varie collusioni con la ‘ndrangheta e con personaggi famosi e noti.
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La politica interviene sui fatti socialmente rilevanti ma sulle curve no, in Italia no! L’esempio ce l’abbiamo in Inghilterra dove Margaret Thatcher ha sconfitto il fenomeno-hooligans in un batter d’occhio…. con la galera. Fuori gli stadi inglesi si vedono pochi poliziotti, oltretutto nemmeno in assetto antisommossa, eppure lì c’erano gli hooligans! E all’interno degli stadi inglesi nessun tifoso si avvicina agli stewards! Perché? Semplicemente perché lì la legge è chiara, se usi violenza contro una persona in divisa o contro un altro tifoso vai direttamente in galera. E perché a tutti interessa lo stesso risultato, non le becere battaglie di sinistra ma il bene di tutti!
In Italia no: invece di avere una legislazione speciale per gli stadi, visto quello che accade, abbiamo una vera zona franca. Il decreto Pisanu, che certamente era utile ed intelligente, è stato stravolto dal mondo ultras come a fargli capire che lo stadio fosse il loro regno dove non esistono leggi né regole, ma solo il codice-ultras per cui loro possono fare tutto, dal consumo smisurato di droghe alla politica, alla violenza, alle prepotenze. In tutto il mondo la polizia è dentro lo stadio e nessuno si azzarda a disturbarla né a commettere reati.
Roba che, in Italia, ogni fumogeno acceso causa alle società un danno di 3000 euro, a fronte di un abbonamento medio annuale in curva che ha un costo di circa 300 euro. Eppure nessuno si lamenta, nessuno prende provvedimenti! Perché?
Noi pensiamo di saperlo il perché: forse per paura di toccare un mondo di violenti e prepotenti.
Ma noi non vogliamo che vengano chiuse le curve, a noi interessa il rispetto della legalità anche perché quando si entra nel mondo dell’illegalità a rimetterci sono i poliziotti che sono tornati da qualche anno ad esser presi di mira da queste bande, perché sono vere bande di violenti. Contiamo molti poliziotti feriti, decine ogni maledetta domenica, ma nessuno sembra interessarsene. Il poliziotto ferito ormai è una notizia che non fa scalpore perché la gente comune e brava per questo Paese deve soccombere. Se invece ad essere ferito è un ultrà, un manifestante incappucciato o un immigrato armato di coltello allora si sollevano altissimi gli scudi di politica (non tutta, grazie a Dio) e Istituzioni.
Oltre il messaggio di violenza e impunità lanciato dagli “ultras”, si contano feriti su feriti tra le Forze dell’Ordine e dall’altra parte qualche Daspo e denunce varie che poi in procura vengono, la maggior parte, derubricate per cavilli giudiziari e/o perché non si crede più all’attività d’indagine e repressiva della polizia: oggi conta più la parola di un facinoroso drogato e ubriaco che lancia i sassi a polizia e “rivali” che un poliziotto che segue e rispetta le leggi. Questa è la verità.
Noi oggi siamo a chiedere non la chiusura delle curve, come spesso accade quando qualche tifoseria esagera (ed allora lo Stato interviene inibendo alcune trasferte e, nel peggiore dei casi, chiudendo qualche curva per qualche partita). Noi vogliamo che ci sia lo spettacolo, che ci sia la libertà e la gioia di andare allo stadio, di portare i propri colori e festeggiare, ma nel rispetto della legge! Ciò significa che se un ultras sbaglia deve pagare per i suoi errori, non con palliativi ma riconoscendogli la gravità delle sue azioni. E naturalmente parliamo delle azioni-reato più gravi, quindi violenze contro altri tifosi e contro le forze dell’ordine. È lì che deve sentirsi lo Stato, bisogna inasprire le pene verso quei reati che non possono passare sotto gamba solo per paura. Le violenze contro chi lavora per tutelare l’ordine pubblico e verso altre tifoserie devono essere punite con aggravanti e non premiate con misure alternative quasi a significare che lo stadio sia una zona franca.
Checché se ne dica, noi poliziotti siamo la parte democratica del Paese, senza dipendenze da questa o quella ideologia. Noi ammettiamo anche la libertà di sbagliare e commettere reato ma lo Stato deve rispondere nel modo giusto, con la galera che sia rieducativa e che sia un deterrente.
E se solo pensiamo poi a tutti gli introiti miliardari delle società di calcio anche dai soli diritti-TV, ed ai costi affrontati dalla spesa pubblica per la gestione degli eventi calcistici in tutta Italia allora ci chiediamo come mai ci sia questa sproporzione tra i super guadagni dei Paperon de Paperoni che hanno elicotteri e jet privati e i “poveracci” italiani che non arrivano a metà mese e devono pagare con le tasse i costi dell’ordine pubblico, tra le indennità dei poliziotti, il nuovo ceto povero di questo Paese, ed i costi vivi di benzina e usura di mezzi e strumentazioni per la gestione dei servizi presso gli stadi.
Insomma: il costo annuale delle indennità dell’ordine pubblico sarebbe irrisorio per i Paperoni del calcio e, laddove sgravato dalla spesa pubblica, permetterebbe di destinare quegli 80-100 milioni annuali in altri capitolati di spesa: Che ne so, magari in servizi sociali, servizi pubblici di trasporto, sgravi fiscali alle famiglie meno abbienti. Insomma, ne gioverebbero i cittadini!!
Sono anni che chiediamo un intervento normativo al riguardo, sono anni che la politica fa orecchie da mercante. Del resto abbiamo qualche importante presidente in politica ed è evidente la difficoltà di decidere per il bene di tutti, qui sembra che conti sempre e di più l’interesse di pochi!
Ad oggi, alla luce di questa analisi, è evidente che urgono provvedimenti seri per arginare non il tifo ma i violenti perché se viene lasciata a chiunque la libertà di fare quel che vuole bisogna anche lasciare alla brava gente la libertà di vivere in serenità. Di certo, perché questo avvenga, c’è bisogno di restituire alla polizia il dovere di lavorare con gli strumenti e nei modi giusti e non facendo da cuscinetto di questo o quel gruppo ultras.
Insomma, o si punta al ritorno dello Stato di diritto o siamo in anarchia.
E l’altro giorno ad Udine è andata in scena una guerriglia paurosa. Ma la polizia ha i numeri per arginare questa piaga, gli strumenti anche, basterebbe dire ai poliziotti di applicare la legge, come dentro gli stadi dove molti ultras si drogano per perdere freni inibitori. Perché incutere terrore alla brava gente quando i Reparti Mobili sono addestrati apposta per arginare questi fenomeni violenti? Chi ha sbagliato a L’Aquila ed Udine?
Più accadono queste cose più continuiamo a comprendere cosa stia accadendo al nostro Paese…
Ieri ricorrevano i 18 anni dell’uccisione di Filippo Raciti, ispettore del Reparto Mobile di Catania. Avremmo dovuto imparare da quella tragedia l’importanza della legalità e della sicurezza, la necessità di impiegare la polizia in modo non repressivo né da bersaglio umano ma in maniera semplicemente chirurgica, così da assicurare alla giustizia chi sbaglia, oltretutto gravemente. A distanza di 18 anni esplode invece la moda ACAB, come fossimo noi i delinquenti, e gli slogan contro Raciti e i Celerini..
A rovinare la nostra società è il politicamente corretto, che vuole i poliziotti lontani per paura di destabilizzare i tifosi (chi non ha nulla da nascondere non scappa dalla polizia) e che nasconde le immagini delle violenze ulttas per paura di emulazione. Il politicamente corretto, come dico da sempre, è il male della società perché nasconde ed obbliga ad una alternativa verità che, però, non sarà mai la verità.
Andrea Cecchini – Italia Celere
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