Cultura, tv e spettacoli

Oliviero Toscani insulta Porro. Merita una pernacchia

Il fotografo, noto per i suoi sfondoni, se la prende col giornalista e difende Cospito

Una testatina on line fa la sua brava marchetta a Olivero Toscani, il fotografo provocatore, gli lascia dire la qualunque salvo dissociarsi, in modo peloso, secondo costume del sottogiornalismo attuale che prima fomenta e poi si smarca. Che c’era da dire su questo narciso senile, di quelli che se gli togli anche per pochi minuti l’anidride carbonica dell’attenzione rischiano il trapasso? Che c’era da ascoltare da quest’altro triste campione della doppia morale, che denuncia i mali del mondo ma non si fa scrupolo di usare i malati terminali in fotografia con la scusa di “sensibilizzare”?

Toscani, re degli sfondoni

Sensibilizzare! Ecco la parola. In nome della sensibilizzazione si può fare tutto, anche dichiarare (alla trasmissione Un giorno da pecora) “Ma a chi interessa che caschi un ponte, smettiamola”. Il ponte crollato era quello dei Benetton, amici e fornitori di campagne per sensibilizzare. Non si contano gli sfondoni, in forma di provocazione, di questo ultraottantenne prigioniero del suo personaggio, e anche sulla testata on line lui dà il suo meglio. Chissà perché gli chiedono di Cospito, l’anarchico, e Toscani conferma la sua natura di pasticcione, di improvvisatore che su tutto recita a soggetto: gli va tolto, sostiene, il 41bis “perché non è un mafioso”. Anarchico? Lui, il fotografo con gli occhialetti verdi, se la cava così: “Non condivido la sua ideologia ma finché [le ideologie] non sono violente e non fanno danni la rispetto”.

Ed esce subito il cerchiobottista in fama di anarchico, almeno secondo chi lo intervista, ma alla buona, alla democristiana: “Il 41bis se è incostituzionale allora è ingiusto”. Grazie al cazzo, senonché una cosa incostituzionale non è per forza di cose ingiusta, se mai è tecnicamente illegale. Con tutto ciò che ne consegue. Ma che gli fa? Quelli come Toscani aprono la bocca e si ascoltano parlare, almeno finché qualcuno non li rimette al loro posto. Non è questo il caso, anzi il giovanotto, si presume, che lo interpella arriva a dire che “Cospito non ha dietro nessuno, rappresenta solo se stesso”. Cospito è considerato a capo del Fronte Anarchico Informale, ispiratore di altre formazioni sovversive, in contatto con elementi della jihad islamista e comunque uno che, dal carcere, poteva indirizzare la lotta armata, poteva mandare a fare un attentato contro la sorella della candidata alla segreteria del Pd che, in cambio, spedisce una delegazione di parlamentari in pellegrinaggio dal responsabile.

La sgangherata difesa di Cospito

Uno che ha storpiato a rivoltellate un dirigente dell’Ansaldo solo perché dirigente, “godendo appieno della vita in quei momenti”, uno che ha tentato una strage, non riuscita per miracolo, contro una caserma di carabinieri. Per dire uno dei mattocchi del vitalismo sovversivo con chiari problemi edipici: da anarchico non riconosce lo stato ma ne pretende il riconoscimento politico con ricatti anche infantili. “Non è mica mafioso”, scandisce, proseccamente, il nostro nientologo, ma coi mafiosi Cospito trattava: ce n’è abbastanza per giustificare il 41bis e questo è precisamente il clamoroso autogol della sinistra che ha scelto, come sempre quando perde il potere, la strumentalizzazione di un sovversivo patetico secondo la strategia vinco-vinco: se ci scappa il morto l’assassina è Meloni, se ci scappa il vivo Meloni è inadatta. Ma i rapporti opachi con questa figura, la trattativa coi mafiosi per interposto anarchico sono un colpo durissimo, definitivo per il populismo di sinistra legalista e moralista. Si tratta di analisi elementare, pura registrazione dei fatti, ma a quelli come Toscani i fatti non interessano e la comprensione dei medesimi gli pare tempo perso o forse è troppo complicata, lui si pasce delle sue boutade, che quando va male si possono sempre spacciare per provocazioni.

Nell’intervista viene misteriosamente definito “esperto in comunicazione”, forse in virtù delle innumerevoli e incommentabili cadute di stile, delle trovate di pessimo gusto. Ma chi diavolo è poi questo Toscani, questo fotografo che si prende tanto sul serio mentre mentre bofonchia, “monate, monate” e ridacchia tutto contento di sé? Perché il messaggio è lui, tutto il resto è a prescindere e non vuole spiegazioni, rifiuta l’analisi, la sostituisce col risolino, lo sberleffo, l’occhialetto colorato, la frasetta miserabile, il solito arcitaliano che si spaccia per antitaliano. Diciamo una sorta di Beppe Grillo fuori tempo massimo.

Finto intellettuale

Questo tipo che passa per intellettuale, per cane sciolto contro il sistema delle multinazionali ma negli anni Ottanta faceva per Benetton le foto dei terminali di Aids, è, siamo tutti d’accordo, uno che come tanti ha capito il modo di stare a galla nel mare di merda nazionale, ci ha anche fatto i soldi, bravo lui ma insomma qualcuno ha mai visto una foto di Toscani, a parte a morenti o altri disgraziati? Cosa è, un pubblicitario, un situazionista, un esperto di comunicazione, per dire uno che sa niente su tutto? Vai a cercare notizie e t’imbatti solo in un gran casino di formule egoriferite dalle quali non si capisce niente, un delirio imbarazzante, un gran fumo di eventi effimeri, di circostanze che nessuno ricorda, che non lasciano nessun segno. Forse è vero che ormai è inutile distinguere tra “comunicatori” e giornalisti, per dire tra chi campa di espedienti mediatici e chi si suda la pagnotta col lavoro, che comunque resta duro, faticoso delle notizie.

L’attacco a Nicola Porro

Lui per esempio si considera giornalista per osmosi, “mio padre lavorava al Corriere”, e quindi si sente in diritto di levare le sue palette, anche col nostro Porro che non è persona seria, non è giornalista, con quei polsini sbottonati. Il livello è questo. Ma quando le questioni vanno sul tecnico, sullo specifico, il nostro apprendista giornalista scantona: Zelensky a Sanremo? “Ma l’Italia è fondata su Sanremo, si fa spettacolarizzazione di tutto (sic!)”. L’informazione? Macché, lui odia tutti e poi “se non c’è la figa di mezzo, ragazzi…”. Messina Denaro? “Lo Stato deve ragionare secondo giustizia non vendetta”. “Non può essere lo stato ad ammazzarlo”; ma Cospito se mai si ammazza da solo, digiunando: è una scelta da rispettare oppure l’autonomia individuale, del corpo, oseremmo dire anarchica, funziona alla Toscani, questo antisistema che esaltava da fanatico Mario Draghi e il suo regime sanitario? Però attenzione, perché “Quando uno è un po’ cretino, non ha voglia di far niente, non appartiene a niente, è un po’ ritardato, dice: “sa, io sono un po’ anarchico”. È anche un insulto. Vuol anche dire essere qualunquista”. Tranquillo, Oliviero, essere anarchico può servire, ma non è indispensabile.

Max Del Papa, 2 febbraio 2023