Cronaca

Omicidi e uso coltelli, il preoccupante dato sui reati degli stranieri

Sara colpita dal coetaneo di origini indiane. L’arma bianca è ormai una costante sempre più allarmante: cosa dicono i numeri

Immagine generata da AI tramite DALL·E di OpenAI e © Boris25 tramite Canva.com

Sara è stata accoltellata dal vicino coetaneo di origini indiane. L’uso dei coltelli è ormai una costante sempre più allarmante. Dall’Inghilterra alla Svizzera fino alla Germania e all’Italia. Soprattutto al Nord dove già tra gli under 18 le lesioni da arma da taglio registrano un +48% a Milano e addirittura +55% a Genova. Solo di due mesi fa, sempre nel bergamesco, il caso di Sharon Verzeni, uccisa con un coltello da un giovane di seconda generazione di origini maliane.

Oltre che le lame, l’altra costante sembrano anche le origini degli assassini. I dati sulle denunce di reati, confermano che gli stranieri, a seconda dei reati, commettono da 3 a 8 volte più crimini del resto della popolazione. Non perché siano “più cattivi”, ma per una serie di cause soprattutto ambientali che sembrano entrare in gioco anche nel caso di reati commessi da giovani nati in Italia da famiglie di immigrati, le cosiddette seconde generazioni, tra i più permeabili ad alienazione, disagio e difficile contenimento della devianza.

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Un fenomeno tutt’altro che studiato perché al riguardo i dati sono pochi. A partire dalla mancanza di un sistema di tracciamento degli autori dei reati che riporti la generazione di appartenenza.

Francesca Ronchin, 28 ottobre 2024

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