Ci è voluto solo un mese al Sudafrica per superare il picco di contagi della nuova variante. Trenta giorni in cui gli scienziati e i politici locali hanno cercato di convincere il reso del mondo che, osservandola da vicino, Omicron sembrava davvero meno pericolosa di tutte le sue sorelle mutanti. Voci al vento, purtroppo. L’esperta sudafricana, capo della South African Medical Association, Angelique Coetzee, lo ha ribadito in tutte le salse: la mutazione genera una “malattia lieve” e può anche produrre milioni di casi “ma la loro gravità” era e resta banale. I suoi colleghi europei ci hanno messo un po’ a crederle. I media se ne sono infischiati, soffiando sul fuoco del boom di infetti. E i governi si sono trincerati dietro ulteriori misure restrittive. Ma ora arrivano nuovi dati a confermare la tesi della Coetzee: l’ondata di Omicron in Sudafrica ha sì provocato centinaia di migliaia di contagi al giorno, ma senza indurre “un aumento significativo del numero di decessi”.
Cosa dicono i dati su Omicron in Sudafrica
La notizia è incredibilmente importante. E conferma anche quanto scritto su questo giornale e rilanciato in tv del sottosegretario Pierpaolo Sileri: Omicron sembra trasformare il Covid in una malattia sempre più simile all’influenza e al raffreddore. “Tutti gli indicatori suggeriscono che il Paese ha probabilmente superato il picco della quarta ondata”, ha fatto sapere la presidenza sudafricana in un comunicato, sottolineando che sul lato dei morti si è avuto solo un lieve “aumento marginale”. Un anno fa, con tutti questi tamponi positivi in giro per il mondo, probabilmente avremmo avuto i cadaveri per strada. Invece “sebbene la variante Omicron sia altamente trasmissibile, i tassi di ospedalizzazione sono stati inferiori rispetto alle ondate precedenti”.