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Omofobia a Palermo, la menzogna della sinistra

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Due omosessuali torinesi aggrediti a Palermo e subito il coro: ci vuole la legge Zan, non si può più aspettare. La puzza di propaganda è forte, ma una propaganda scentrata, sbagliata: le leggi, è stato ripetuto mille volte, ci sono, ridondanti, esuberanti, nessun Paese ha tante leggi come da noi e la metà confligge con altre leggi. L’idea che per reprimere un comportamento deviante serva e basti una legge, ad onta di altre leggi che già lo sanzionano, è da libro dei sogni o da manicomio o da strumentalizzazione politica: pochi anni fa il premier Renzi varò la legge, invocata a gran voce, contro l’omicidio stradale con tanto di corona di bambini, un scena un po’ da regime coreano. Il risultato è che un anno dopo gli omicidi stradali erano cresciuti e il tasso di impunità pure, al che l’ex prefetto Achille Serra si arrese: “Constatiamo che la misura non ha sortito gli effetti sperati”. Cosa fa pensare ai gay e ai tutori delle minoranze che con la legge Zan sarebbe diverso?

Perché non serve il ddl Zan

Guardare il dito anziché la luna. Magari sarebbe il caso di chiedersi perché a Palermo, feudo del sindaco populista Leoluca Orlando, che vuole accogliere tutti i migranti del mondo, succedano ancora barbarie del genere; però non si può, altrimenti si passa subito in fama di razzisti. Ma a Palermo, poche ore dopo l’aggressione ai due giovani, hanno fatto fuori uno, figlio di un mafioso pregiudicato, e poi un altro, un farmacista di 58 anni, è volato dalla finestra in circostanze così misteriose che la polizia, non fidandosi dell’incidente, s’è messa a indagare. “Ah, tu ce l’hai con i palermitani, forse che altrove la situazione è diversa?”. Signori, stiamo ai fatti: l’intolleranza c’è ma non è uguale dappertutto, ci sono sacche di pregiudizio, di virilismo presociale che nessuna legge liberticida può risolvere. Tutt’altro. Perché in certi posti le barriere di civiltà, di rispetto non funzionano o funzionano a fatica? Cosa c’è da fare lì?

Le storture della magistratura

Dicono le due vittime: “La legge Zan è solo l’inizio”. Solo l’inizio? Ma l’hanno letta? Sanno che non tutela niente che non sia già tutelato e invece impone una dittatura del pensiero e della propaganda che finisce per inasprire anzitutto gli stupidi e i violenti? Le leggi ci sono già, se non vengono rispettate, se non fanno paura a nessuno, forse è per il senso di impunità che si impone su qualsiasi norma, per una magistratura troppo elastica o compassionevole quando non apertamente schierata. Che dovrebbe dire quella donna violentata a Milano da un egiziano che non ha fatto un solo minuto di galera, è stato rimandato a caccia di altre prede “perché quella è la sua cultura”, come da sentenza? O l’altra, stuprata a Roma dopo da un altro egiziano che ha spiegato: “Aveva le gambe scoperte e chiunque avrebbe fatto come me”. Poi ha aggiunto, tutto fiero: sapete, ero anche fatto. Anche in questo caso il giudice sembra avere compreso. E la terza, ancora a Milano, in piazza Gae Aluenti, rovinata da uno che intanto le ringhiava “io sono egiziano, non ho sentimenti” e il gup gli applica il rito abbreviato e lo libera considerando che “è incensurato ed è pentito”. Ad onta dei quintali di casi, di norme, di retorica contro la violenza sulla donne.

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