Open Arms, emessa la sentenza: Matteo Salvini assolto

Si chiude il primo round del processo all’ex ministro dell’Interno. Applausi in aula

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Era l’agosto del 2019. La nave Open Arms, l’imbarcazione di una ONG spagnola, recupera 124 persone al largo della Libia tra cui donne, bambini e minori. Sono gli anni del governo gialloverde, della lotta ai taxi del mare, dei decreti sicurezza scritti da Salvini e controfirmati da Giuseppe Conte. Cinque anni, e diversi governi dopo, Matteo Salvini è stato assolto dall’accusa di sequestro di persona perché il fatto non sussiste.

Le tappe del caso Open Arms

Torniamo a quell’estate. Il 1° agosto la Open Arms recupera un gruppo di migranti in due distinte operazioni di salvataggio e il giorno successivo chiede all’Italia un porto sicuro dove sbarcarli. Il Viminale, applicando i nuovi Decreti Sicurezza, nega il “Pos” (Port of safety) e dispone l’evacuazione dei migranti in difficoltà medica. Invece di cercare altrove un porto (Malta, la Spagna,…), la Ong insiste nell’inoltrare domanda al governo italiano. Che risponde sempre picche. A quel punto la Open Arms si rivolge al Tribunale dei minori, chiedendo lo sbarco, e deposita un esposto in procura. Sarà il primo di una lunga serie di esposti mentre a Roma si consuma la crisi del governo gialloverde e inizia lo scambio di mail tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte.

La svolta arriva il 20 agosto, quando il procuratore di Agrigento sale a bordo con medici e psicologi e dispone lo sbarco motivandolo con un provvedimento. A bordo tra vari sbarchi medici erano rimaste 83 persone. Tre mesi dopo Salvini viene formalmente indagato dalla procura di Agrigento, poi il fascicolo passa a Palermo per competenza e al Tribunale dei ministri. Il quale dispone il processo “per avere, nella sua qualità di ministro dell’Interno pro-tempore, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale 107 migranti di varie nazionalità giunti in prossimità delle coste di Lampedusa nella notte tra il 14 ed il 15 agosto 2019″. Tradotto: sequestro di persona.

Il Tribunale dei ministri ha quindi chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. Autorizzazione che è arrivata, anche grazie al voto del “garantista” Matteo Renzi; e che ha portato al rinvio a processo. Dopo tre anni e 24 udienze, con interrogatori, analisi e dure requisitorie da parte dell’accusa e della difesa, oggi si è arrivati a sentenza.

La difesa di Salvini

La difesa di Salvini aveva fatto leva su diversi punti. Intanto gli avvocati ritenevano che l’indicazione del Pos (place of safety) “spettasse alla Spagna o a Malta” (e non certo all’Italia), senza dimenticare che il comandante della nave “ha deliberatamente rifiutato il Pos indicato successivamente da Madrid, perdendo tempo prezioso al solo scopo di far sbarcare gli immigrati in Sicilia come già aveva fatto nel marzo 2018 ricavandone un processo per violenza privata e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. L’Italia, era la tesi della difesa, “non aveva alcuna competenza e alcun obbligo con riferimento a tutti i salvataggi effettuati dalla nave spagnola Open Arms in quanto avvenuti del tutto al di fuori di aree di sua pertinenza”. “A dimostrarlo – si legge in una memoria difensiva diffusa dal Carroccio – lo scambio di corrispondenza tra La Valletta e Madrid nei primi giorni dell’agosto 2019 a proposito del Pos: c’è un reciproco palleggio di responsabilità ma non viene mai citata Roma”. Secondo i legali di Salvini, il capitano della Open Arms avrebbe scelto “deliberatamente” l’Italia quale luogo di sbarco. E questo nonostante le leggi internazionali gli richiedessero di dirigersi verso la Spagna, Malta o la Tunisia non appena effettuato il soccorso dei naufraghi.

Non solo. La difesa ricorda che l’Ong ha rifiutato lo sbarco di un gruppo di migranti offerto da Malta e ha detto no al Pos concesso dalla Spagna, nonostante la proposta della Capitaneria di Porto italiana di “accompagnare” la nave verso la Spagna. “In più – si legge nella nota – la stessa Spagna aveva inviato verso Lampedusa l’unità Audaz per dare assistenza alla Open Arms (18 agosto). È quindi paradossale affermare che, per il solo fatto di essere entrata in acque italiane senza aver ottenuto il Pos, possa configurarsi il reato di sequestro di persona”.

In sostanza, secondo la tesi difensiva del ministro, a “sequestrare” a scopi politici i migranti sarebbe stata la stessa Ong che avrebbe dovuto portare altrove i naufraghi appena possibili. Invece, sostiene l’avvocato Bongiorno, la Open Arms “voleva decidere come e quando far sbarcare tutti in Italia” per “creare un problema a quello che l’ong considera un vero e proprio avversario politico, ovvero Matteo Salvini”.

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