Giustizia

Open Arms, il giorno della sentenza. Salvini rivendica: “Rifarei tutto”

Il vicepremier: “Rischio fino a quindici anni di carcere per aver mantenuto la parola data agli elettori”

© photobyphotoboy tramite Canva.com

È arrivato il giorno della sentenza del processo di primo grado nei confronti di Matteo Salvini per il caso Open Arms. Il vicepremier nel 2019, all’epoca ministro dell’Interno, impedì lo sbarco a Lampedusa alla nave dell’ong con a bordo 147 migranti soccorsi in mare. “A Palermo la pubblica accusa farà le sue richieste al processo che mi vede imputato per sequestro di persona”, le parole del leader della Lega: “Rischio fino a quindici anni di carcere per aver mantenuto la parola data agli elettori. Rifarei tutto: la difesa dei confini dai clandestini non è reato. Avanti tutta, senza paura”.

Il pubblico ministero Gerry Ferrara nel corso della requisitoria del processo in corso nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo ha tenuto a precisare che non si tratta di un processo politico: “Questo è un processo politico? È pacifico che qui di atto politico non c’è nulla. Sono stati compiuti atti amministrativi, il rilascio di un pos è un atto amministrativo, gli atti politici sono caratterizzati da requisiti ben precisi”. Il pm ha evidenziato che quando Salvini diventò ministro dell’Interno le decisioni sulla gestione degli sbarchi e del rilascio dei pos vennero spostate dal Dipartimento libertà civili e immigrazione all’ufficio di gabinetto del ministro e in particolare era il ministro a decidere.

Il pm ha aggiunto che non tutti i Paesi possono essere considerati porti sicuri, considerando che non in tutti i Paesi vigono le regole democratiche e il rispetto dei diritti umani: “La Libia e la Tunisia non sono nazioni in cui si può applicare un Place of safety. Lo dice anche l’attuale ministro degli Interni Matteo Piantedosi che nella sua testimonianza ha riferito che i centri in Libia sono sicuramente centri illegali, mai abbiamo consegnato delle persone ai libici”. I diritti umani devono prevalere sulla sovranità statale, ha proseguito il magistrato: “C’è un principio chiave non discutibile: tra i diritti umani e la protezione della sovranità dello Stato sono i diritti umani che nel nostro ordinamento, per fortuna democratico, devono prevalere”.

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Come riportato da TgCom24, di diverso avviso è l’avvocato di Salvini, l’ex ministro Giulia Bongiorno. “Con questa introduzione, è di intuitiva evidenza, il pubblico ministero sta procedendo con una requisitoria contro il decreto sicurezza bis che è un atto del governo e contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare”, il parere della legale: “Ha proprio espresso un giudizio di grande contestazione di questa linea, portata avanti dall’intero governo. Il pm credo che nonostante abbia detto che questo in realtà non voleva essere un intervento contro la politica nel momento in cui dice che al tavolo tecnico i decreti e le direttive sono tutte inaccettabili, intollerabili e in contrasto con i diritti umani in realtà sta processando la linea politica di quel governo. Per ora è così”. La Bongiorno ha poi definito “contraddittoria” la requisitoria del pm, considerando la premessa: “La premessa è: non stiamo processando il governo, però il decreto sicurezza bis è in contraddizione con la Costituzione, non è accettabile redistribuire e poi sbarcare e il tavolo tecnico che ribaltava principi fondamentali. Sta parlando di linea di governo, di leggi e lui le contesta – ha concluso Bongiorno – Non c’è una condotta Salvini sul banco degli imputati, ma una linea politica sul banco degli imputati.

Franco Lodige, 14 settembre 2024

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