Il risveglio dei lupi

Operazione anti-terrorismo a Milano: “Sono dell’Isis. Minacce a Meloni”

In manette due egiziani, di cui uno naturalizzato. Arrestati a Milano sono accusati di terrorismo. Salvini: “Manette ed espulsioni”

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terrorismo milano

È in corso dalle prime ore di questa mattina un’operazione antiterrorismo della Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo – con 2 arresti operati nei confronti di un cittadino egiziano e un naturalizzato italiano di origine egiziane, accusati di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo.

L’operazione è condotta dalla Digos di Milano, dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Perugia, dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e dal Servizio Centrale Polizia Postale e delle Comunicazioni. L’operazione è coordinata dal pm Alessandro Gobis. Le indagini sono partite nel 2021 grazie alle analisi di Open Source Intelligence e avrebbe scovato messaggi di elogio alle azioni terroristiche, tra cui video di massacri e attentati dell’Isis. I due indagati si dichiaravano “dell’Isis” e ne condividevano la propaganda, cercando dunque di fare proseliti.

In una nota,  Marcello Viola – procuratore capo milanese – ha fatto sapere che gli arresti sono scattati per la loro “partecipazione all’organizzazione terroristica internazionale denominata Isis“. I due soggetti sarebbero stati “estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitale per conto dell’Isis, mettendosi a disposizione dell’organizzazione terroristica e finanziando ‘cause di sostegno’ della stessa alla quale avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà”. I due avrebbero inviato soldi a due donne vedove di soldati morti in contesti di guerra. Inoltre, avrebbero inviato denaro anche a un membro dello Stato Islamico.

A quanto si apprende, l’operazione non è collegata con l’attentato di ieri sera a Bruxelles, dove un uomo ha ucciso due svedesi ed ha rivendicato la sua appartenenza allo Stato islamico. I due arrestati minacciavano online diversi esponenti della politica italiana, tra cui il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. I loro deliri venivano pubblicati sui canali Telegram ma anche nelle chat di WhatsApp e Facebook. “Non ti preoccupare per noi, sappiamo benissimo come zittirli e fermarli al momento giusto – scriveva il 44enne italo-egiziano vicino ad una immagine di Berlusconi e Meloni – Viviamo con loro da banditi, pronti a colpirli a ciabattate“.

I due soggetti vivevano entrambi nell’hinterland milanese, ma in zone diverse. Entrambi attivi nel settore delle pulizie (uno dipendente, l’altro titolare), pare che uno avrebbe indottrinato l’altro fino a condurlo a fare un giuramento scritto di sottomissione all’Isis.

“Grazie alle Forze dell’Ordine. Tolleranza zero, controlli, manette ed espulsioni per chi sostiene il terrorismo islamico”, ha detto Matteo Salvini appena uscita la notizia. Aggiunge Antonio Tajani: “Grazie alle forze dell’ordine e alla magistratura. Il governo, anche con una forte azione di prevenzione, continuerà a lavorare per garantire la sicurezza dei cittadini”.

In una conferenza stampa, la polizia ha chiarito i termini dell’operazione. L’accusa contestata ai due egiziani è di “partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo ed istigazione a delinquere con finalità di terrorismo”. “L’indagine – fanno sapere gli investigatori – ha confermato la centralità del cyberspazio e dei circuiti mediatici internazionali, nella diffusione del messaggio jihadista finalizzato al proselitismo ed all’esaltazione delle azioni terroristiche da parte dell’organizzazione a cui hanno aderito gli indagati”. In particolare, a carico dei due indizioni vi sarebbero numerose prove indiziarie:

  1. copioso materiale inneggiante ad azioni terroristiche violente, in diversi casi con bambini protagonisti;
  2. condivisione sui propri account Facebook di contenuti jihadisti, con commenti e like di approvazione su profili altrui;
  3. presenza su canali Telegram e gruppi Whatsapp direttamente riconducibili allo Stato Islamico o ad esso affiliati, con la partecipazione di centinaia di utenti, registrati con numerazioni siriane, afgane, irachene, nord-africane, ma anche europee e sudamericane;
  4. versamenti di denaro disposte a favore di nominativi stanziati in Yemen e Palestina;
  5. indottrinamento religiososvolto nei confronti dei familiari, con particolare riferimento ai figli minori.

Uno dei due indagati, nel maggio del 2022 avrebbe poi pubblicato il giuramento di fedeltà allo Stato Islamico. I due sono anche esperti di armi ed erano in grado di dare consigli a chi volesse imparare qualcosa sul loro impiego.

Articolo in aggiornamento

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