Cultura, tv e spettacoli

Ops, “Repubblica” sessista: il post sulle Olimpiadi di scherma è da ridere

Alberta Santuccio, Rossella Fiamingo, Giulia Rizzi e Mara Navarria, oro nella spada alle Olimpiadi. Ma per Rep ha vinto l’amica di Diletta Leotta

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Non c’è niente di più stuzzicante che pizzicare in fallo chi predica bene e poi razzola male. Anzi: malissimo. Avete presente tutte le battaglie di Repubblica sui diritti delle donne, contro i femminicidi, Elena Cecchettin, l’importanza delle desinenze, presidenta, le quote rosa, la schwa, le lodi a Michela Murgia, il #metoo eccetera eccetera eccetera? Ecco. Anni per costruirsi una reputazione e cinque secondi per cadere nel più becero maschilismo linguistico (direbbero loro), uno scivolone di quelli che costringono il caporedattore ad una lavata di capo ma che il web non dimentica. Non dimentica mai.

Succede ieri che quattro azzurre riescano a vincere per la prima volta nella storia della scherma italiana una medaglia d’oro a squadre in una specialità diversa dal fioretto. Stoccate al cardiopalma, con la Francia padrona di casa battuta in extremis dopo un’intera gara davanti. Spada d’oro. L’impresa italica merita le prime pagine dei quotidiani, anche di quelli online, sopratutto dopo il tanto piagnisteo dei giorni scorsi per gli arbitri brutti e cattivi che ci avrebbero scippato chissà quante medaglie (che noia). I giornali in presa diretta si lanciano nel più classico dei ritratti delle schermitrici neo-campionesse. Un elogio zuccherino, quasi da diabete. Ma il lancio sui social, come dimostrano gli screenshot, è di quelli che nemmeno il più puzzolente e maschilista dei giornali sarebbe riuscito a partorire: “Italia oro nella spada squadre, francesi battute in casa. Le 4 regine: l’amica di Diletta Leotta, la francese, la psicologa e la mamma”. Roba da far venire un coccolone a Laura Boldrini.

E infatti si percepisce l’indignazione unanime tra i lettori di Repubblica, lettori che in larga parte, immaginiamo, non sono commensali di questa Zuppa e saranno abituati a prediche giornaliere sull’importanza del rispetto dei ruoli delle donne in questa società abituata all’esaltazione del testosterone. “Loro bravissime, il vostro titolo tremendo e vergognoso”. “Hanno un nome e un cognome, e così come i loro colleghi maschi si sono fatte il mazzo quanto una casa per arrivare sul gradino più alto del podio olimpico”. “Abbiate la decenza e il rispetto di rispettare l’impresa, non perché una è amica della Leotta e l’altra è una mamma”. Uno potrebbe passare l’intera settimana a goderseli tutti, i commenti, se non fossimo costretti a lavorare. Il fiume in piena è tale che qualcuno in redazione ha provato a mettere su una diga, trasformando il lancio in un più ecumenico e politicamente correttissimo “Quattro azzurre ognuna con una storia diversa” (maddai?!).

Quel che è fatto, però, è fatto. Uno passa una vita a criminalizzare ogni sguardo, a spacciare qualsiasi apprezzamento per catcalling, a chiedere lo scioglimento (nell’acido) degli Alpini alticci, e poi si ritrovi nella melma spacciato per uno che crede che essere “amica di Diletta Leotta” conti più che conquistare un oro olimpico.

Giuseppe De Lorenzo, 31 luglio 2024

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