“Ora aprono gli occhi”. Mr Toyota spara a zero sulle auto elettriche

Dopo aver previsto il collasso del settore, Akio Toyoda è tornato a stroncare le auto elettriche: ecco il pensiero del presidente di Toyota

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Akio Toyoda auto elettriche

Se la dipendenza dalla Cina è uno degli ultimi problemi, la situazione deve essere proprio grave. Tanto decantato dai talebani del green in Europa, il mondo delle auto elettriche deve fare i conti con un brusco calo della domanda in alcuni mercati, a partire da quello statunitense. Tra chi ha sempre guardato con diffidenza la massiccia transizione elettrica non possiamo non citare Akio Toyoda, presidente del consiglio di amministrazione della Toyota. Insomma, non il primo malcapitato pescato per strada. Dopo aver definito le auto elettriche “sopravvalutate”, il numero uno del colosso giapponese ha messo i puntini sulle i.

Protagonista della giornata di apertura del Japan Mobility Show, Toyoda ha ribadito ancora una volta che le auto elettriche non rappresentano l’unica strada per il futuro dell’industria automobilistica. Con buona pace degli integralisti verdi. “Le persone stanno finalmente cominciando a vedere le cose come stanno”, la rivincita di Mr Toyota dopo le aspre critiche ricevute per le sue posizioni passate sulle Bev. Soffermandosi sul già citato calo della domanda negli States, Toyoda ha rimarcato: “Ci sono molti modi per scalare la montagna della neutralità di CO2. Se le regole vengono scritte in maniera ideologica, allora sono i consumatori, le persone normali a soffrire maggiormente”.

La strategia di Toyota sta portando risultati. La forza “arriverà dalla sua esperienza decennale e dai fallimenti del passato”, la riflessione del presidente. Come anticipato, Toyoda non ha sposato la causa delle auto elettriche a scatola chiusa. Dopo un lungo studio e una serie di valutazioni, ha denunciato l’eccessivo clamore legato alle auto alla spina, parlando apertamente di ipervalutazione. Non è un caso che sia stato tra i primi a profetizzare il collasso del sistema. A differenza di molti, ha posto l’accento sulle tante incoerenze del settore: dalle emissioni di anidride carbonica prodotte dalla generazione di elettricità ai costi sociali della transizione energetica, passando per la perdita di milioni di posti di lavoro. Anche per questi motivi ha sempre difeso l’idea che per decarbonizzare il settore dei trasporti andrebbero considerate anche altre alternative, come l’ibrido (la cui domanda è più alta che mai) e l’idrogeno.

Massimo Balsamo, 28 ottobre 20231

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