In primis gli adoratori del nuovo, i quali hanno dovuto prendere atto che i loro beniamini eletti, conquistata la poltrona, si sono comportati spesso anche peggio dei “vecchi” politici oggetto delle loro critiche. In secondo luogo, hanno profondamente deluso i seguaci del travaglismo alleandosi con quei partiti, su tutti il Pd, indicati per anni da Grillo & company come il male assoluto. Inoltre, avendo sparso demagogia a piene mani, promettendo soluzioni elementari per problemi molto complessi, sono riusciti a convincere anche gli appartenenti a fazioni contrapposte – come quelle pro e contro l’alta velocità in Val di Susa o pro e contro il gasdotto adriatico – che in ogni caso i grillini non sarebbero mai potuti essere una soluzione, bensì un problema, visto l’effetto paralizzante prodotto dalla loro azione di governo.
In sintesi, una volta compreso che il nuovismo forcaiolo grillino era una patacca, e che al posto di una ordinata Repubblica degli onesti si stava creando un caos amministrativo senza precedenti, soprattutto sul piano dell’emergenza pandemica, tanto da doversi affidare al Cincinnato Mario Draghi, sono evidentemente cadute le ultime, residue ragioni per votare un M5s che appare più né di lotta e né tanto meno di governo.
Claudio Romiti, 7 ottobre 2021