Oramai siamo ad un vero e proprio delirio sanitario, in cui i santoni della medicina al comando delle operazioni appaiono completamente scollati dalla realtà dei fatti. Realtà che la Società Italiana di Rianimazione (Siaarti) guidata da Antonello Giarratano, tratteggia con una chiarezza che non ammette discussioni: “La fotografia dell’emergenza negli ospedali è molto cambiata rispetto a due anni fa. Attualmente, Secondo le prime stime l’80% dei ricoverati in terapia intensiva è lì per altre patologie. Per esempio ictus, ipertensione polmonare, insufficienza cardiaca. E risulta occasionalmente positiva al tampone. Questi ricoverati hanno in media 75 anni”. D’altro canto, in una estate particolarmente torrida, è inevitabile che un certo numero di fragili e di anziani possa finire in ospedale. È sempre accaduto, solo che per la prima volta nella storia chiunque venga ricoverato è sottoposto alla prova del tampone, sorta di rivisitazione moderna dell’ordalia medievale.
Ricoverati sì, ma solo “con” il covid
Quindi se agli scarsi numeri dei ricoveri attuali per e con Covid-19 – circa l’8% dei posti letto ordinari e il 2,2% di quelli in terapia intensiva -, togliamo anche questa corposa percentuale di malati incidentalmente positivi, cosa resta? Semplice, solo la paura di molti sprovveduti che sono ancora disposti a bersi le inverosimili profezie dei succitati santoni. Tanto è vero che, invece di trarre le inevitabili conseguenze, prima Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, e poi Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità hanno rincarato la dose, per così dire, cercando di mandare per l’ennesima volta il Paese contromano.
L’affondo di Brusaferro
Il primo, intervistato dal Corriere della Sera, ha dichiarato che “non è corretto sottovalutare il Covid” ma “occorre monitorarlo ed affrontarlo modulando le azioni. Oggi credo che la popolazione abbia imparato a usare precauzioni nelle situazioni a rischio. Però dobbiamo proteggere i fragili e mantenere elevata l’immunità. Noi monitoriamo giorno per giorno, confrontandoci con i colleghi europei per intercettare subito i segnali di allarme anche con attività di sequenziamento dei patogeni”. Brusaferro ha poi concluso il suo ennesimo intervento allarmistico esortando i cittadini a utilizzare le mascherine nelle situazioni a maggior rischio (quali?), ciò a causa del fatto – a suo dire- che la stagione estiva favorisce i contatti sociali, pensate un po’.
L’allarmismo di Locatelli
Ancora più drastico Locatelli che, nonostante il più che rassicurante dato fornito dai rianimatori, i quali osservano la realtà della malattia dalla trincea di un ospedale, sferra un poderoso calcio alla lattina. Intervistato da Repubblica, che in premessa al pezzo lo ha definito “uno degli esperti più ascoltati dal governo”, Locatelli è partito lancia in resta con la quarta dose del vaccino. “Occorre stare attenti a non sottovalutare questa fase – ha ammonito l’oncoematologo del Bambin Gesù -: il virus può continuare a far male. “Per questo motivo – ha aggiunto perentoriamente Locatelli – oltre ai fragili, occorre vaccinare anche chi ha dai 60 anni in su. Poiché da quell’età c’è un maggiore rischio di sviluppare una malattia grave. Pertanto questi pazienti dovrebbero essere coinvolti nella campagna vaccinale italiana che prenderà il via in autunno”.
Una prospettiva agghiacciante, quest’ultima, la quale si porterebbe dietro l’intollerabile riproposizione del lasciapassare sanitario, con eventuale segregazione di chi non aderisce al dogma sanitario che Locatelli, Brusaferro e compagnia cantante continuano a sostenere con il piglio dei più convinti talebani. C’è da farsi venire una malattia ben più grave del Covid-19 solo a pensarlo.
Claudio Romiti, 27 giugno 2022