Settimana di sfilate a Milano. Inutile mettere becco sulla moda femminile. Ma ogni giorno ci vestiamo anche noi maschi, e a fatica abbiamo dovuto imparare almeno il minimo per raggiungere il decoro. Non sempre tra l’altro l’operazione riesce. Ricordo di un amico che ebbe l’infelice idea di presentarsi in redazione in espadrillas e pantaloni corti. Defenestrato all’istante dalla direzione, che impose al malcapitato di tornarsene a casa e farsi vivo quando venuto a patti col guardaroba.
Naturalmente la sciatteria non è l’unico rischio. C’è anche quello della stravaganza a ogni costo, incluso quello di far spanciare dalle risate i colleghi. Insomma, come si fa a rimanere seri quando di fianco a te c’è uno agghindato come il generale Custer o come il pirata Johnny Depp nella Maledizione della prima Luna? C’è poi l’azzimato, che infila il vestito buono come se vivesse in un’eterna domenica.
Poi ci sono le sfilate degli stilisti per uomo. Davanti alle quali viene da chiedersi: ma davvero? E perché? Gonne color pisello e scarpe coi tacchi dovrebbero “far venire fuori il lato femminile del maschio”. Ma non potrebbe venire fuori anche con una elegante giacca blu? Boh. L’aspetto dei modelli, con qualche eccezione, lascia perplessi. Giovani imberbi con i capelli lisci e lunghi, trucco da donna, volto da bambino delle medie o poco più. Il tutto per “esplorare” la propria sessualità. A parte che è ben curioso tuonare giustamente contro la pedofilia e poi esaltare un modello di bellezza da minorenne, la sessualità si può esplorare tranquillamente anche con una informale giacca di velluto.
Alt. Sappiamo benissimo che le sfilate sono anche un momento di spettacolo puro. Però raramente è un bello spettacolo. Appuntamento domani in riunione con gonna color verde pisello e giacca dello stesso colore, un completo. Vediamo come finisce.
Alessandro Gnocchi, 18 gennaio 2020