Cultura, tv e spettacoli

Follie politicamente corrette

Ossessione woke: “Cleopatra è nera”. E gli egiziani si infuriano

Gli egiziani fanno causa a Netflix per la docu-serie sulla regina narrata e prodotta da Jada Pinkett

cleopatra

Chissà cosa lega Cleopatra alla sostituzione. La sostituzione etnica è quella cosa gesuitica che si fa ma non si dice, che si presenta, si impone per cosa fatta, come il capo di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, quello che in nome dei poveri non si perde un potente, un ricco, un contesto di potere. Gesuitica, farisaica faccenda per cui se la agita Lollobrigida è inaccettabile ma se ad evocarla è la sinistra ambigua allora va tutto bene, avendo la sinistra licenza di piegarla alla bisogna, ora nefandezza indotta dal capitalismo ora opportunità indotta dal capitalismo.

La sostituzione etnica poggia sulla comunicazione affarista, sull’industria dello spettacolo pubblicitario che cambia pelle e pigmenti. Cleopatra nera che fa incazzare, giustamente, gli egizi perché c’è sempre un nero più nero che ti fa nero oppure un nero meno nero che ti sbianca e procede in forme anche paradossali: al Cairo sono arrivati a citare in giudizio Neflix. Tutti tengono in sospetto la sostituzione per ovvie ragioni ataviche, di appartenenza, di mutua riconoscenza, accogliere va bene ma annientarsi e così alla svelta, grazie, no. I confini non sono una astrazione capitalista, come nella canzoncina idiota di John Lennon, ma elementi di raccolta che tutti i popoli hanno inteso tracciare senza per questo negarne la porosità, la attraversabilità; ma c’era sempre un limes, un limite che nella attuale fase convulsa, forsennata, di stampo retorico europeista, è stato travolto: Mattarella va a Parigi a vagheggiare o vaneggiare di non più italiani ma italici, e così sancisce il definitivo superamento dell’integrazione in virtù della sostituzione. Così, da Presidente dello stato italiano e nazionale all’interno del continente squassato dalle ciclopiche infinite migrazioni, a ondate, a rovesci.

In Africa il senso del confine è più vivo e più spietato che mai, se volete conoscere davvero il razzismo, nero, dei neri sui neri, andate nel continente nero dove faide, lotte tribali, genocidi sono all’ordine del giorno. Neppure la globalizzazione dei traffici e delle guerre è riuscita a scalfire questa attitudine aggressiva, feroce. Il nazionalismo cinese è altrettanto spietato, la diffidenza orientale non la medichi con le grandi religioni senza dei o dalle divinità impalpabili. La sostituzione è qualcosa che, a questo punto, preoccupa e angoscia l’intera Europa, non quella di Bruxelles ma del blocco dell’Est, del Belgio che ormai la tiene per irreversibile, del nord continentale, muri e reticolati dappertutto, nell’Africa a nord del Sahara la Tunisia è diventata un caso, il presidente tunisino Saied l’ha detto a chiare lettere, non vogliamo neri, siamo già abbastanza mescolati; e poteva dire sostituiti. Ma l’industria del divertimento occidentale insiste, spinge, la Netflix in crisi per overdose di politicamente corretto pompa senza un domani questa sostituzione a tout prix e di ogni genere, etnico, sessuale, anche Heidi, la montanara elvetica, nera come il carbone insieme agli altri.

È un meme? Sì, è un meme, ma quanto distante dalla realtà? Chissà se, come agli egizi, anche agli svizzeri saranno girati i caveau. O gli orologi. Poi chissà perché tutti neri, Cleopatra gialla no, l’Uomo Ragno pellerossa no, tutti black devono essere. Ma anche tra i black le differenze, le sfumature sono infinite, e invece hanno inventato un termine, blackwashing, per giustificare la demenziale tendenza ad “annerire” tutto e tutti, da Achille alle Walchirie a Braccio di Ferro. È praticabile una sostituzione di fatto, concentrata, esplosiva? Secondo Mattarella e gli apprenti sorciers bruxellesi sì e lo dicono, non senza ironia: “Nessun paese va lasciato solo” davanti alle migrazioni bibliche; poi brindano e lasciano sola l’Italia, come sempre. Come se l’Italia fosse il posto giusto in cui riparare per i migranti cosiddetti economici. Quanti sono gli stanziali a vario titolo? Nessuno lo sa, si ipotizzano 7 milioni, oltre il 10%, con devastanti problemi di adattamento, di miscelamento cui nessuno, nemmeno più la Chiesa, osa più affrontare: si danno per scontati insieme alla sostituzione progressiva e il modo di spiegarli attinge alla retorica infantile, è di una pochezza sconcertante: “E allora nello sport? Non sono tutti italiani neri a vincere?”.

Sì ma la società dissociata è una faccenda un po’ più complicata di una sfida in piscina, su una pista o su un prato. Giovanni Sartori, il politologo, lo disse: l’integrazione non ha senso, gli islamici e i tribali non si integrano. Gli tolsero la rubrica sul Corriere. Ma è proprio così ed è patetico che i giornali della Sostituzione Unica si affannino ad omettere provenienze di stupratori e femminicidi: “Uomo di 38 anni abusa di giovane ragazza”. Poi si scopre che l’uomo è un egiziano e la giovane ragazza una bambina di 8 anni e tutto avviene in un centro di accoglienza. I confini, siano valli, muraglie, ponti levatoi, non sono frutto di istinti arianoidi ma del bisogno umano di riconoscersi e difendersi ma una informazione irresponsabile e miserabile opera per il grande equivoco, maschera la realtà, con la sua propaganda confonde le menti semplici.

In un sottopassaggio della stazione Garibaldi a Milano una ventenne o poco più, approcciata da un egiziano, non pensa a tutelarsi, lo ascolta, ne regge la conversazione, salgono insieme su un trenino regionale che poi si svuota, restano solo loro due e lui la prende, la violenta. Quando lo vanno a prendere ha in casa il giubbotto dello stupro e agli agenti dice: ma che volete, non ho fatto niente di male. Se la sostituzione è a questi prezzi, sono prezzi carissimi da pagare anche se la sinistra banchiera se ne disinteressa. Umberto Galimberti, filosofo a strascico, ha detto anche lui la sua sulle etnie africane che assicurerebbero maggiori prospettive in quanto “biologicamente più resistenti”. Notazione vagamente razzista, ma, andando nel senso della sostituzione acquisita e conveniente, va bene. Ma Galimberti questa cosa se l’è pensata da solo o l’ha copiata?

Max Del Papa, 23 aprile 2023