Ci sono record di cui andare orgogliosi e altri che sarebbe meglio evitare come la peste. Specialista di quest’ultima categoria il Partito Democratico, che con la sua amministrazione a Torino ha collezionato il primato per la pista ciclabile più corta del mondo. “Ben” sette metri e mezzo, quasi otto, in corso Umbria all’incrocio con via Livorno, una superiorità che il quartiere di San Donato avrebbe preferito lasciare ad altri.
Di tutt’altro avviso il sindaco Lo Russo e la sua giunta, nota per un integralismo green tale da strappare risate e ironie. Sì, perché è difficile non prendere in giro la pista ciclabile di corso Umbria: sette metri e mezzo, poi il nulla. Una porzione rossa d’asfalto realizzata con un materiale drenante delimitata dalle pietre della banchina pedonale che inizia e finisce nel nulla. Impossibile pensare a un errore di valutazione: c’è il simbolino bianco della bicicletta.
Secondo l’assessore Foglietta si tratta di un tratto provvisorio, ma la sostanza non cambia. La toppa – se toppa è – è stata realizzata male. Perché oltre all’inutilità lapalissiana di quei sette-otto metri, c’è da registrare un altro dettaglio: l’abbattimento di decine di alberi e la scomparsa di decine di parcheggi. Perché ricordiamolo: per i compagnucci green del Partito Democratico l’auto rappresenta il demonio. A meno che non sia elettrica, naturalmente.
Un’opera concettuale difficile da elogiare, destinata a occupare un ruolo di primo piano al MOBA, ossia al Museo of Bad Art. La galleria del brutto. Peccato non esista una pinacoteca dell’inutile, perché questa pista ciclabile avrebbe rappresentato il pezzo di maggior prestigio. Un consiglio agli amici piddini di Torino: anziché sfornare simili castronerie, non sarebbe meglio dedicarsi alla sicurezza della città? Diverse zone devono fare i conti con delinquenza e baby gang, a partire dal centro città. Senza dimenticare le altre problematiche contestate alla grillina Appendino ma mai risolte, nonostante il florilegio di promesse.
Massimo Balsamo, 10 novembre 2023