In realtà, quello che conta sono le condizioni generali della povertà; e queste – con tutte le ingiustizie e le cose da fare che ancora restano – parlano viceversa di un miglioramento globale. A metà del Novecento, su due miliardi di persone, uno – cioè la metà esatta – era al di sotto della fatidica soglia di povertà, in altre parole non poteva sperare di mantenersi. Oggi quella proporzione è scesa attorno agli 800 milioni (anche se alcune stime recentissime la ipotizzano di nuovo in salita), con la differenza che la popolazione planetaria assomma a 7,6 miliardi di persone. E in arco di tempo nel quale i ricchi si sono arricchiti sempre più. Non significa, è chiaro, che tutto va bene, vuol dire però che non c’è la correlazione moralistica che Oxfam tenta di insufflare. E che di cose da fare ne restano, e gravi, e urgenti, ma non come vorrebbe Oxfam (il cui rapporto già domani sarà precipitato nell’oblio).
Che, per finire, difficilmente si cura di specificare una scomoda verità: la infamante hit parade dei più ricchi e ingiusti e sadici e infami, è monopolizzata dalle nuove coscienze democratiche liberali della new economy, in altre parole delle felpette californiane e dintorni. Quelle che Oxfam la finanziano.
Max Del Papa, 21 gennaio 2020