Tra 10 giorni – il 16 giugno – dovrà essere pagata la prima rata dell’Imu, la patrimoniale sugli immobili da 22 miliardi di euro l’anno. Se governo e Parlamento non interverranno, sarà dovuta persino dai proprietari ai quali l’immobile è stato requisito da quindici mesi – attraverso il blocco sfratti – e che l’hanno già versata nel 2020. C’è una sola parola per descrivere tutto ciò: vergognoso.
Blocco degli sfratti incostituzionale
Il blocco delle esecuzioni di rilascio degli immobili è in atto dal 17 marzo 2020, per effetto di diversi provvedimenti del governo Conte 2 e del governo Draghi, da ultimo con la conversione in legge del cosiddetto “decreto sostegni” (definizione oltremodo beffarda per i proprietari espropriati del frutto del loro risparmio). Si tratta (è sempre utile ricordarlo) di un provvedimento che impedisce l’applicazione di provvedimenti giudiziari che – al termine di un lungo procedimento e dopo mesi o anni di mancata riscossione dei canoni di locazione, di pagamento di spese (ad esempio condominiali) e di versamento di tasse – avevano finalmente sancito il diritto del proprietario di riavere la disponibilità del suo immobile.
Nelle ultime settimane, più di un Tribunale ha denunciato la sospetta (eufemismo) violazione di diversi articoli della Costituzione e per questo la normativa in questione sarà a breve (si spera) esaminata dalla Consulta. Per il Tribunale di Trieste, in particolare, la legittimità del blocco è messa in discussione “sia nella parte in cui sospende i provvedimenti di rilascio anche per situazioni estranee all’emergenza sanitaria quali le situazioni di morosità relative al mancato pagamento del canone alle scadenze e che si siano verificate anteriormente al manifestarsi della pandemia, sia nella parte in cui, prevedendo ipso iure la sospensione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, impedisce al giudice dell’Esecuzione di delibare e valutare, mettendole a raffronto comparato, le distinte esigenze del proprietario rispetto a quelle dell’occupante ai fini del decidere se disporre la sospensione”.
Diritto di proprietà calpestato
Per quello di Savona – che si è pronunciato il 3 giugno scorso – la costituzionalità delle norme che dispongono il blocco è posta in dubbio “quantomeno nella parte in cui prevedono una sospensione automatica e generalizzata dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili locati e precludono al giudice ogni margine di prudente apprezzamento del caso concreto, sotto il profilo della valutazione comparativa delle condizioni economiche di conduttore e locatore e della meritevolezza dei contrapposti interessi”. Essendo evidente che – come si legge nel provvedimento – “il sacrificio imposto al proprietario locatore si aggrava progressivamente con la proroga della sospensione e diventa particolarmente significativo ove questi si trovi in stato di difficoltà economica”.