Feretri accatastati uno sopra all’altro, senza sepoltura. Qualcuno la chiama “la discarica di bare”, e in effetti a giudicare dalle foto gli somiglia. Ma è – anzi sarebbe – il cimitero di Santa Maria dei Rotoli a Palermo, dove da due settimane mille defunti in attesa di un loculo stazionano in ogni anfratto disponibile. Li hanno messi nella camera mortuaria, negli uffici amministrativi, in due tensostrutture apposite. Un disastro inumano che nega a chi non c’è più pure il sacrosanto diritto a riposare in pace.
Ma Leoluca Orlando sarà stato troppo impegnato ad incontrare le Ong per rimediare a quanto accade nel camposanto cittadino. Il 3 giugno il sindaco – ormai al suo sesto mandato – ha incontrato Sea-Watch, Open Arms, Mediterranea, Medici senza frontiere e via dicendo esprimendo loro “la piena condivisione di impegno per i diritti umani, in particolare per il diritto alla vita”. Bene. Forse i concittadini passati a miglior vita avrebbero chiesto un po’ di riguardo per il “diritto” ad una degna sepoltura, che a quanto pare a Palermo non è così scontato. Orlando deve aver preso spunto dalla collega Virginia Raggi, pure lei con non poche difficoltà nella cremazione delle salme. Possibile che tra un annuncio di benvenuto alle navi Ong cariche di migranti e l’altro, il sindaco non abbia trovato il tempo di rimediare all’emergenza sepolture?
Fatto sta che da almeno fine maggio i giornali locali documentano l’orrore dei familiari costretti a vedere i loro cari abbandonati in un luogo increscioso. La faccenda è così tragica che l’assessore comunale Toni Sala ha dovuto addirittura chiedere aiuto agli scout. I giovanissimi col fazzolettone dovrebbero accogliere i familiari dei defunti, accompagnare gli anziani “nel deporre gli omaggi floreali” e se riescono dovrebbero anche rimuovere i fiori secchi per dare un minimo di decoro alla “discarica”. Alcune delle bare, giusto per dare un’idea, aspettano di essere trasferite anche da un anno. Un anno. Dodici lunghi mesi in cui i parenti sono dovuti andare a dire l’eterno riposo schivando le bare abbandonate lungo il corridoio. “C’è mio padre, qui, da qualche parte – scrive il giornalista Roberto Puglisi su livesicilia.it – Ma non ho voglia di andarlo a trovare perché sono sopraffatto da quello che vedo”. E Orlando? Due giorni fa diceva: “Dalla prossima settimana trasferiremo da 20 a 40 bare al giorno”. Di questi ritmi ci vorrà almeno un mese, sempre che non si presentino altri problemi. Intanto il 26 giugno il sindaco sarà ad una iniziativa con le Ong “per ribadire l’urgenza dell’accoglienza e del salvataggio in mare”. Perché “le vite contano”. La dignità dei defunti, a quanto pare, molto meno.