L’Istituto Robert Koch, l’equivalente tedesco del nostro Istituto superiore di sanità, è da tempo al centro di una devastante polemica in merito alle posizioni adottate durante la pandemia. Sebbene ciò che emerso da una causa intentata da un giornale per rendere pubblici i verbali delle riunioni sulla gestione delle stessa pandemia sia estremamente grave, confermando ciò che la nostra ridotta liberale ha sostenuto per anni, in Italia i cosiddetti giornaloni si son ben guardati da darne notizia.
Da quanto riporta la giornalista Aya Velazquez, sebbene il Tribunale avesse alla fine concesso di poter esaminare solo una parte dei misteriosi verbali, un membro del RKI ha deciso di fornire, forse per ripulirsi la coscienza, l’intero contenuto dei documenti.
In estrema sintesi, è emerso ciò che si “sospetta” sia avvenuto anche in Italia, ossia che le autorità sanitarie abbiano nascosto alcuni elementi che avrebbero reso ingiustificabili le misure restrittive, aggravando il quadro pandemico in ossequio alle aspettative del potere politico. In questi verbali, oltre ad emergere un certo disaccordo all’interno del Robert Koch Institute, basato su studi che sembravano smentire clamorosamente alcune scelte, come l’uso massivo delle mascherine, ma che alla fine chi era a capo tagliava corto e imponeva la linea del governo. Ed è così in merito alla questione ancora tutta da decodificare dei vaccini sperimentali. Sebbene, infatti, molti scienziati del RKI avessero espresso fortissimi dubbi circa la decisione di immettere sul mercato tali vaccini, realizzati saltando tutte le precauzioni del passato, il capo dell’Istituto, Lothar Wieler, impose d’autorità la sua linea: “Le misure non debbono essere messe in discussione”.
Ma è sulla famosa e famigerata molto presunta pandemia dei non vaccinati che la polemica si sta ulteriormente infiammando. Grande scalpore ha suscitato l’intervento del giornalista Hans-Ulrich Jörges ai microfoni di Welt per la rubrica “Il mio mondo, la mia opinione”. Dovendo scegliere quali fossero i vincitori della giornata, il noto editorialista ha indicato coloro che non si sono vaccinati per il Covid: “È passato un po’ di tempo, ma è una storia molto emozionante, perché per me i vincitori sono i non vaccinati dell’era del coronavirus. Ora sono stati riabilitati”.
Tutto questo è emerso da uno dei citati verbali, in cui già nel novembre del 2021 gli esperti avevano stabilito che l’affermazione secondo la quale l’emergenza Covid fosse una pandemia dei non vaccinati era in realtà una balla. Come riportato da ilsussidiario.net, questo uno dei più significativi passaggi dell’intervista di Jörges: “Solo le persone vaccinate e guarite potevano circolare liberamente. I non vaccinati non potevano andare al cinema, a teatro, ai concerti o al ristorante. Non potevano fare nulla, tranne lavorare, anche se dovevano sottoporsi al test ogni giorno”. Infine il giornalista ha definito tutto questo un vero e proprio choc democratico, dato che fino a quel momento riteneva che in Germania “una tale violazione delle libertà civili fosse del tutto impossibile”. Esattamente ciò che per anni abbiamo pensato e scritto su queste pagine, sperando che prima o poi una realtà che era già scritta nei numeri fin dall’inizio di questa storia venisse prima o poi a galla nelle sedi più opportune, smentendo in maniera clamorosa la favola tragica raccontata da una nostra illustre riserva della Repubblica secondo cui “l’appello a non vaccinarsi è l’appello a morire, non ti vaccini ti ammali e muori, o a far morire, non ti vaccini, contagi e fai morire.”
Sulla carta, un tale compito spetterebbe in primo luogo alla famosa Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia. Tuttavia, sebbene essa abbia faticosamente visto la luce da oltre un anno, la montagna delle aspettative che l’ha accompagnata non ha finora partorito neppure un topolino. D’altro canto, occorre sempre ricordarlo, l’Italia di Conte, Speranza e Draghi è stato il Paese più rigoroso nel togliere ai cittadini le libertà costituzionali per proteggerli da un virus a relativa bassa letalità dipinto come la peste del terzo millennio. Tutto questo con il sostegno quasi unanime della stampa e della cosiddetta scienza ufficiale. Un sostegno tanto radicato quanto professionalmente interessato, che rappresenta un grande ostacolo per analizzare retrospettivamente quella imbarazzante follia di massa che ha lungamente interessato la nostra società.
Claudio Romiti, 31 luglio 2024
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