Panetta (Bankitalia) sveglia la Bce: “Tagliare i tassi”

Il numero uno di Bankitalia: “Dieci anni fa l’Italia era l’uomo malato d’Europa, oggi è la Germania”

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Panetta bce

Serve un cambio di marcia. Non ha dubbi Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia nonché membro dell’esecutivo della Bce. Intervenuto all’Università Bocconi di Milano, l’esperto ha invocato “un approccio più tradizionale e realmente lungimirante alla politica monetaria, in linea con il nostro orientamento a medio termine”. Riflettori accesi sui tassi dell’euro, la situazione attuale  deve spingere verso un taglio: “È il momento di normalizzare il nostro orientamento di politica monetaria e passare a un territorio neutrale o, se necessario, addirittura espansivo”.

Non è più tempo di politiche restrittive, il messaggio di Panetta. Una linea di buonsenso per voltare pagina rispetto alle svolte improvvisate registrate nel 2022 e nel 2023 per quelli che sono stati ribattezzati “shock eccezionali”, tali da portare l’inflazione vicina al 10 per cento in Europa. Il numero uno di Bankitalkia ha evidenziato che ora “stanno gradualmente svanendo e l’inflazione nell’area dell’euro non solo è più bassa, ma anche meno volatile di quanto non sia stata per molto tempo”.

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Una strigliata alla Bce in un momento interessante per la politica monetaria. Panetta ha evidenziato che l’area dell’euro ha compiuto un lungo e storico viaggio attraverso le terrae incognitae iniziato dopo la pandemia da Covid-19 e il ritorno in un territorio mappato rappresenta certamente una buona notizia. Ora per l’esperto ci sono due sfide da affrontare: “A livello globale, le tensioni geopolitiche sono elevate e gli sviluppi politici in diversi paesi sono difficili da prevedere. Nell’area dell’euro l’economia è stagnante e i tassi di interesse sono ancora in territorio restrittivo”.

Un nuovo panorama, dunque, per questo motivo la Bce deve procedere in maniera diversa. Panetta ha posto l’accento su tre implicazioni di politica monetaria: “In primo luogo, con l’inflazione vicina all’obiettivo e la domanda interna stagnante, non sono più necessarie condizioni monetarie restrittive. Nella fase attuale dovremmo concentrarci maggiormente sulla lentezza dell’economia reale: senza una ripresa sostenuta, l’inflazione rischia di essere spinta ben al di sotto dell’obiettivo, aprendo uno scenario che sarebbe difficile da contrastare per la politica monetaria e che dovrebbe quindi essere evitato”. Riassumendo, è necessario normalizzare il nostro orientamento di politica monetaria e “passare a un territorio neutrale o, se necessario, addirittura espansivo”.

Per quanto concerne l’economia italiana, Panetta s’è soffermato sugli interventi da realizzare per rafforzare il sistema finanziario: “Spesso mettiamo in risalto i nostri difetti e anche giustamente ma non siamo molto diversi da altre parti d’Europa. Dieci anni fa l’Italia non cresceva ed era considerato il grande malato d’Europa. Oggi quando parlano del grande malato d’Europa tendono a indicare la Germania. Le cose cambiano”. Parole che non lasciano grandi margini di interpretazione: “Quello che dobbiamo fare è quello che deve fare l’Europa nel suo complesso. Dobbiamo proseguire con le riforme strutturali e modernizzare la nostra economia e potenziare la nostra capacità di produrre tecnologia e di incentivare la competizione”.

Allargando nuovamente lo sguardo all’Europa, Panetta ha precisato che cercare di competere con super-economie come Usa e Cina a livello di singolo paese sarebbe una competizione senza speranza. “Fino a poco tempo fa, le condizioni economiche e finanziarie erano molto diverse fra i vari paesi e c’era poco appetito per una unione fiscale, in particolare da parte dei paesi più forti” l’analisi di Panetta: “Ora forse queste motivazioni stanno un pò cambiando perchè è chiaro a tutti che cercare di competere con economie giganti come gli Stati Uniti e la Cina a livello nazionale sarebbe una competizione senza speranza”. Emblematico quanto accade nel settore dell’intelligenza artificiale, dove gli Usa hanno investito 300 miliardi di dollari, la Cina 100 miliardi, e noi appena 20 miliardi.

Franco Lodige, 19 novembre 2024

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