Cronaca

Il terrorismo sul clima

Panico a Repubblica, lo scienziato: “Il clima? Occhio all’attività solare”

Pascal Acot frena sulle responsabilità dell’uomo sui cambiamenti climatici. L’auto elettrica: “E chi produce l’energia?”

Cronaca

Noi ce lo immaginiamo così il redattore di Repubblica: con le mani ai capelli, incapaci di decidere se cestinare l’intervista o pubblicarla lo stesso. Ormai le pagine sono assegnate, gli ingombri pure. In fondo basta fare un titolo incomprensibile e il gioco è fatto. “Sos Clima. Nel mondo sempre più disastri, ora gli scettici dovrebbero tacere”. E giù un lungo elenco di disgrazie climatiche: gli incendi in Grecia, l’alluvione in Germania, le inondazioni in Bangladesh, la siccità in Ungheria, i cicloni in Cina e via dicendo.

La colpa, ça va sans dire, è tutta dell’uomo, brutto cattivo e puzzone che sporca, inquina e devasta. I grandi media portano avanti questa battaglia ormai da giorni. La tragedia della Marmolada? Colpa di chi tiene il condizionatore acceso. La siccità? Colpa del buco nell’ozono, quindi delle auto a motore endotermico, quindi nostro. Peccato che il titolo, alla fine, faccia a cazzotti con il contenuto dell’intervista a Pascal Acot, storico delle scienze e dell’ambiente. Un’autorità in materia, convinto certamente che i cambiamento climatico ci sia, e sia la causa di quanto successo sul ghiacciaio, ma tutt’altro che sicuro sulle colpe da affibbiare all’uomo.

Va bene. Acot afferma che oggi la temperatura media del pianeta è più alta di 1,2 gradi rispetto al 1880, cioè gli anni precedenti alla prima rivoluzione industriale. È vero anche che il tasso di C02 nell’atmosfera è salito allo 0,04% e questo può “provocare effetti drammatici”. E sarà pure logico che una parte di “componente umana” ci sia. “Però – afferma lo scienziato – con altrettanta lucidità dobbiamo chiederci se ad essa non si affianchi un’attività solare analoga a quella che per centinaia di milioni di anni ha regolato il passaggio dalle epoche di surriscaldamento a quelle di glaciazione, come documentato dagli storici del clima”. Questa attività solare, insiste, “potrebbe addirittura avere un ruolo preponderante” rispetto all’inquinamento dell’uomo. Chiaro?

Il punto è che sulle cause dei cambiamenti climatici, come faceva notare oggi anche Franco Prodi, non v’è grande certezza. Neppure il foro scientifico dell’Onu, afferma Acot, “non ci ha dato ancora una spiegazione esauriente”. In pratica ne sappiamo qualcosa, ma non tutto. Facciamo delle ipotesi, ma non le si può prendere per oro colato. Altrimenti si rischia di fare il grande errore dell’Ue: suicidarsi economicamente senza essere sicuri se le proprie scelte risolveranno o meno il problema. “Ma lo sapete – domanda Acot – che c’è tanta di quella indefinitezza che ancora non esiste la prova scientifica finale che alcune misure vincolanti prese in Europa a valere sui prossimi decenni, molte delle quali con conseguenze penalizzanti sulle popolazioni più povere, siano davvero utili?”.

Tra i miti che lo studioso mette in dubbio c’è pure la nuova religione dell’auto elettrica. Si chiede Acot: “Ma da dove verrà tutta l’energia elettrica necessaria per il settore trasporti o per i nuovi standard architettonici?”. Magari ridurremo il consumo di combustibili fossili, “principali indiziati” senza condanna certa, della minaccia al clima. Però non è col gretismo che si risolvono i problemi. Conclude Acot: “Vorrei solo che agli slogan gridati come quelli di Greta Thunberg si accompagnasse un’esplorazione più profonda di scienziati e ambientalisti perché ancora tante sono le domande”. Siamo sicuri che a Repubblica abbiano letto l’intervista?