Politica

Paola Egonu, che ha detto davvero il generale Vannacci

Il quarto capito del libro Il Mondo al Contrario di Roberto Vannacci. Ecco cosa ha scritto su Paola Egonu

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Siamo giunti al quarto articolo della serie sul libro del generale Vannacci! Il tema di oggi è quello del quarto capitolo dell’opera: “La società multiculturale e multietnica”.

Il multiculturalismo: una condizione a cui non dovremmo ambire

L’autore afferma sin da subito che l’esistenza e la formazione di società multiculturali e multietniche è riconducibile a necessità e non a fenomeni spontanei. I migranti migrerebbero costretti da pessime condizioni di vita e non perché hanno poco da fare durante il giorno.

La prova dei fatti stabilisce però che le società monoculturali e monoetniche sono meno problematiche per via dell’unione comunitaria che le caratterizza e per la loro maggiore stabilità, dovuta a un numero controllato di individui. Quindi, catalizzare la creazione di collettività multiculturali e multietniche sarebbe masochistico.

Il generale concettualizza, apportando esempi storici e attuali, che nelle società in cui gruppi di minoranza e gruppi di maggioranza etnici coesistono, le difficoltà (fino agli scontri) sono quasi inevitabili. L’ideologia del multiculturalismo, infatti, così come è processata, non riesce a essere coagulante.

Il livellamento delle culture non è una soluzione

Alla luce di quanto scritto, per mitigare i disagi del multiculturalismo affliggente alcuni Stati europei, si dovrebbe agire su due fronti: rendendo più pacifica la convivenza tra civiltà diverse e disincentivando l’immigrazione extracomunitaria.

A proposito della pacificazione Vannacci scrive: “La convivenza di più civiltà è tanto più pacifica quanto più vi è il dominio di una civiltà sulle altre, oppure tanto più l’organizzazione statuale fa rispettare rigorosamente a tutte le civiltà che coabitano un solo, univoco e irremovibile codice di comportamento”. Mentre i globalisti predicano che le leggi di uno Stato debbano adeguarsi alla cultura degli ospitati, gli antiglobalisti predicano l’inverso: cioè, che siano gli ospitati a doversi attagliare alla cultura e alle regole del Paese ospitante. Lo scrittore stesso è dell’idea che rispettare i valori e i principi locali debba essere per gli accolti un obbligo.

Una cultura straniera potrebbe essere esportata nella misura in cui non richiedesse norme particolari per esprimersi e non provocasse disagi ad alcuno. Se la Costituzione italiana prevede, per motivi di sicurezza, che nessuno possa coprire il proprio volto in pubblico, allora nessuna donna, di qualsiasi etnia sia, dovrebbe essere legittimata a portare il burqa (caso-esempio riportato nel libro).

Ognuno dovrebbe poter esternare le proprie abitudini culturali ma entro i limiti che tutti riconoscono, non entro limiti specialmente lineati. Sarebbe poi auspicabile che lo straniero accolto e servito gratuitamente, portatore di moltissimi diritti, rispettasse il dovere di integrarsi, facendo il meglio possibile per avvicinarsi al tipo di educazione che incontra.

Immigrazione intereuropea: alcuni accorgimenti per contenerla

Come scrivevo, l’autore si è interrogato anche sul dovere di ridurre l’immigrazione extracomunitaria verso la comunità europea, dato che questa potrebbe concorrere nello squilibrio sociale di Stati già “viziati” da multiculturalismo.

Vannacci a tal ragione scrive: “Dovremo fare in modo che la ‘pendenza’ che spinge i flussi di disperati diminuisca agendo in due direzioni: facendo in modo che i vantaggi percepiti nel raggiungere l’Europa siano sempre inferiori (in modo da non stimolare le partenze) e incrementando il livello delle condizioni di vita nei paesi di origine, in modo da incoraggiare a restare”.

Nulla di astruso, nulla di particolarmente elaborato. Il pensiero di base è che, se i Paesi UE (soprattutto quelli di primo sbarco) rimarranno a lungo la miglior meta raggiungibile, verranno invasi da flussi migratori sempre crescenti e, nel tempo, diventeranno luoghi peggiori: perdendo la loro cultura originaria (resa in favore dell’altrui cultura), cedendo molto in stabilità economico-demografica e sacrificando altrettanto in sicurezza. Rivedere gli impianti legislativi europei sarebbe anche necessario per mettere ogni Nazione nelle stesse condizioni: imponendo l’accoglienza, equamente, a tutti.

La frase su Paola Egonu: un semplice esempio argomentativo

Ho scritto questo paragrafo per onore di giustizia e non tanto per valore tematico. La maniera molto decisa – non indelicata – con cui il generale ha sviluppato l’argomento complessivo gli è valsa molte critiche. Soprattutto, a fare scalpore è stata una frase finemente ritagliata e riportata da alcuni media riguardanti la pallavolista Paola Egonuriportata da alcuni media riguardanti la pallavolista Paola Egonu.

Vi sarà già capitato di leggere il segmento: ”Anche se Paola Egonu è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. Ebbene, queste parole, nel contesto originale del libro, non significano nulla di razzista. Come, in verità, non valgono della propaganda razzista nemmeno se avulse dall’insieme più grande. Comunque, nel paragrafo dell’opera queste asserzioni esprimono veramente:

Anche se i cittadini italiani di oggi presentano caratteristiche fisiche non tradizionalmente italiane (pelle scura nell’esempio di Egonu), non dobbiamo dimenticare quelli che eravamo in origine. Non dobbiamo dimenticare il nostro aspetto primigenio. Ragion per cui, nominando la sportiva, Vannacci non ha annunciato alcunché di xenofobo, diversamente da quanto qualcuno, che avrà letto appena cinque righe del libro, possa aver riferito.

E con questa ultima specifica vi lascio, sperando di aver condensato bene il contenuto di questo capitolo e di ritrovarvi, sempre qui, tra qualche giorno, per l’analisi del prossimo. Sarà il turno del numero cinque: “La sicurezza e la legittima difesa”.

Gabriele Nostro, 8 settembre 2023