Paola Egonu querela Vannacci. Ma sbatte sul muro del pm

La pallavolista: affermazioni fondate su idee di superiorità razziale. Ma il giudice nega. E lei ricorre contro l’archiviazione

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Il generale Roberto Vannacci è al centro di un nuovo capitolo giudiziario. Come anticipato dal quotidiano La Nazione, Vannacci è stato querelato dalla campionessa di pallavolo Paola Egonu a seguito della pubblicazione del libro “Il mondo al contrario”, nel quale sono contenute frasi riguardanti i “tratti somatici” dell’atleta. La querela, inizialmente depositata a Bergamo, è stata poi trasmessa a Lucca per competenza territoriale, considerata la residenza del generale a Viareggio.

“Anche se Paola Egonu è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità che si può invece scorgere in tutti gli affreschi, i quadri e le statue che dagli etruschi sono giunti ai giorni nostri”, si legge nel libro. Il pubblico ministero ha optato per l’archiviazione dell’accusa di diffamazione aggravata: secondo il pm Elena Leone, infatti, le parole contenute nel libro non sarebbero una “specifica invettiva” ma “una presa di posizione ideologica” che, “seppur potenzialmente idonea a degenerare in pensieri discriminatori di diversa portata”, esprime soltanto “uno sconcertante disagio” del militare “nel confronto con altre culture non privo di discutibili cadute di stile, in termini etici”. Insomma: opinioni, discutibili, ma non offese.

La richiesta di archiviazione è stata però impugnata da Egonu. Secondo l’avvocato della pallavolista, come riporta La Nazione, le affermazioni contenute nel libro sarebbero discriminatorie, “fortemente offensive” e soprattutto lesive della sua dignità: l’idea del generale “risulta essere fondata su idee di superiorità razziale o etnica, istigando altresì la commissione di atti di discriminazione per motivi razziali”. Ora si attende un pronunciamento del Gup per stabilire se procedere con l’archiviazione del caso oppure se portare il generale a giudizio. L’udienza è prevista a marzo.

Questa non è la prima volta che il nome di Vannacci si trova nel mirino della giustizia. Il generale è stato oggetto di tre indagini separate – una ordinaria, una militare e una contabile – riguardanti presunti casi di peculato e truffa legati ai suoi rimborsi spese durante il soggiorno in Russia presso l’Ambasciata. In aggiunta, un’altra indagine lo ha visto coinvolto per “istigazione all’odio razziale” proprio per alcune parti contenute nel suo libro “Il Mondo al contrario”.

Le frasi del libro hanno pure provocato la sospensione di Vannacci dal servizio per 11 mesi, con la conseguente detrazione dell’anzianità e la riduzione dello stipendio. Il Ministro della Difesa aveva disposto tale sanzione considerando la “carenza del senso di responsabilità” del generale e la “lesione al principio di neutralità/terzietà della Forza Armata”, che avrebbe compromesso il prestigio dell’Amministrazione di appartenenza.

Nonostante la sospensione, il legale di Vannacci ha annunciato un immediato ricorso al Tar del Lazio, sostenendo il diritto alla libera manifestazione del pensiero del generale, come per ogni cittadino. L’avvocato Giorgio Carta, contattato da Nicolaporro.it, ha espresso una visione giuridica differente sulla questione e ha anticipato che la difesa si attiverà a partire dal ricorso.

Vannacci ha scelto di non commentare nel dettaglio le accuse in campo penale e disciplinare, evitando di alimentare ulteriori polemiche. Ad oggi, secondo quanto riferito dai suoi legali, non è stata ancora ricevuta notifica di conclusione delle indagini penali.

Il caso di Vannacci ha inoltre suscitato reazioni politiche contrastanti. Matteo Salvini, leader della Lega, ha espresso sostegno al generale, criticando la frequenza delle indagini a suo carico e celebrando la libertà di pensiero e la dedizione delle Forze armate e dell’ordine.

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